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La caduta e il ritorno. Cinque movimenti dell'immaginario romantico leopardiano
Cosa accade se si “aprono gli occhi” sul mistero del mondo? Se il desiderio di conoscere oltrepassa i limiti del sensibile, e si spezza l'equilibrio tra mente e corpo? Il grande tema antropologico affrontato qui attraverso l'analisi di molti testi è il dramma dell'uomo, un animale “trasposto” (secondo la formula di Leroi-Gourhan) che ha scoperto l'infinito.\r\nIl pensiero romantico usa il racconto biblico della Caduta per rispondere al trauma dell'illuminismo e della modernità. Il vertiginoso sviluppo della ragione ha reso sì l'individuo più autonomo e critico ma ha annichilito la vitalità e la speranza: è quel che Leopardi, anticipando Nietzsche, chiama “strage delle illusioni”. Poeti, filosofi, romanzieri cercano la via del Ritorno a un mondo pieno di senso. Con loro anche Giacomo, che nei canti pisano-recanatesi ritrova la via di casa e di se stesso. È un viandante ormai stanco, ma riesce a rigenerarsi attingendo energia vitale dall'ingenua semplicità di una fanciulla chiamata Silvia. Silvia, ovviamente, c'est lui.\r\nQuesto libro vede Leopardi nell'orizzonte di poeti e pensatori post-illuministi e post-rivoluzionari. Da Coleridge a Novalis, da Sade al Goethe del Faust, fino a Henry Adams - sullo sfondo l'antesignano Rousseau - si snoda un racconto fatto di trame, motivi, immagini, idee, lemmi. Ne emerge il nucleo misterioso e inquietante dell'opera leopardiana, in cinque movimenti dell'immaginario che sono comuni a un'intera epoca: l'Inizio, il Consumo, il Vortice, l'Equilibrio, la Spirale. Ma il discorso torna poi sempre a un unico canto, A Silvia, storia dell'umanità caduta, e risorta solo in ombra.
EUR 22.80
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Narrative in fuga
Quattordici saggi di Gianni Celati sui suoi autori stranieri d'affezione.\r\nIl Bartleby di Melville (che proprio a Celati deve la sua divulgazione in Italia), Céline, l'amatissima Certosa di Parma di Stendhal, il Gulliver di Swift, l'Ulisse di Joyce, e altri ancora. Sono saggi densi e illuminanti, ma anche emozionanti e belli da leggere. Perché scritti con l'inconfondibile tono di Celati; ossia il tono di chi ti mette a tuo agio raccontandoti una storia.\r\nPubblicati come introduzioni o postfazioni, sono stati nella maggior parte riscritti rispetto alle versioni stampate.
EUR 17.10
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Filosofia e politica in Ernst Bloch. Lo spirito dell'utopia un secolo dopo
Ernst Bloch (1885-1977), protagonista della cultura d'avanguardia tedesca ed esponente tra i più eterodossi del marxismo occidentale, pubblica nel 1918 Spirito dell'utopia. Quel libro presentava all'Europa, ferita dal primo conflitto mondiale, i primi elementi di un'ontologia del non-essere-ancora come spazio di pensabilità per una rivoluzione tanto spirituale quanto sociale. Era l'inizio di una ricerca a cui Bloch dedicherà tutta la sua vita. A un secolo dalla prima edizione di quell'opera fondamentale, gli autori di questo volume rileggono l'intero percorso filosofico di Bloch tentando di cogliervi un prisma concettuale in grado di interrogare il nostro presente. Questo approccio individua nella riflessione blochiana una fertile torsione del marxismo, riscoprendone l'operatività ai fini di una filosofia politica intesa come sapere della trasformazione. Il pensiero di Bloch ha il volto di Giano: guardando a ciò che non è ancora riuscito nel passato, al di là di ogni visione contemplativa e commemorativa, esso indica quello che nel futuro è ancora da fare - che non si tratta di prevedere, bensì di anticipare.
EUR 23.75
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Armonia segreta. Carlo Scarpa e il progetto della forma
Che il mondo delle architetture scarpiane derivi da una estenuante ricerca condotta sulle forme e i materiali è fatto noto ed evidente; meno noto è che questa ricerca sia fondata su una attenta applicazione dei tracciati regolatori e dei principi proporzionali derivati dalla sezione aurea.I disegni pubblicati in questo saggio ci raccontano, in maniera suggestiva e sottile, della instancabile ricerca della bellezza che Carlo Scarpa compie attraverso i numeri e le forme. Il fascino inafferrabile della sua architettura risiede anche in questa traccia segreta che nasconde, sotto l'apparente chiarezza delle soluzioni adottate, un lungo processo di affinamento della composizione che aspira e tende alla perfezione assoluta.
EUR 19.00
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Editoria senza editori
"Editoria senza editori" racconta l'itinerario di un uomo e la storia di una casa editrice, la Pantheon Books, fondata nel 1941 a New York da un emigrato tedesco, Kurt Wolff, cui si associò subito dopo il padre dell'autore, Jacques Schiffrin, anch'egli costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti dopo aver ideato e diretto fino al 1940 a Parigi la celebre collana Pléiade di Gallimard. Entrato a sua volta nel 1962 alla Pantheon Books, André Schiffrin ne farà una delle più prestigiose case editrici americane, in stretto e costante rapporto con la migliore cultura europea. Era un tipo di editoria al tempo stesso esigente e popolare che aveva i suoi precedenti più o meno lontani nei Penguin Books, nel Left Book Club in Gran Bretagna e nella New American Library of Word Literature negli Stati Uniti: tutte esperienze di grande successo commerciale, oltre che d'indubbia rilevanza politico-culturale. E così fu anche per la Pantheon Books, almeno fino a quando cadde vittima di successive concentrazioni editoriali fondate sulla sovrana iniziativa del libero mercato e sulla logica del rendimento immediato. In questo contesto, il libro, ormai concepito managerialmente solo sul modello del best seller (la rincorsa a non deludere le attese del pubblico conquistato), e non come il prodotto di una ricerca in grado di arricchire insieme il pubblico e l'editore, risulta incluso come puro accessorio nella sfera dell'entertainment e dell'industria dell'informazione. È l'avvento di una vera e propria mutazione antropologica che - con le parole di un altro grande editore, Jéróme Lindon, delle parigine Editions de Minuit - Schiffrin ha individuato come il passaggio a una «editoria senza editori», liberale al punto da lasciare al solo mercato la decisione sulla pubblicabilità di quelle che un patetico arcaismo continua a designare come «opere dell'ingegno». Presentazione di Alfredo Salsano. Con uno scritto di Andrea Cortellessa.
EUR 14.25
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Pourparler
Questo volume, che raccoglie conversazioni e dialoghi con Gilles Deleuze, rappresenta il rapporto che mantiene la filosofia con le grandi Potenze della nostra epoca (le religioni, gli Stati, il capitalismo, la scienza, il diritto, l'opinione pubblica, la televisione). La filosofia, divisa tra la collera contro il mondo contemporaneo e la serenità che porta a chi la pratica, non può ingaggiare nessuna battaglia contro queste Potenze, ma può condurre una guerra senza battaglie, una guerriglia. Non può dialogarci, non ha nulla da dirgli, nulla da comunicare, e allora sceglie di avviare dei pourparler. Poiché le potenze non si accontentano di rimanere esteriori, ma penetrano anche in ciascuno di noi, grazie alla filosofia ci troviamo tutti incessantemente in pourparler e in guerriglia con noi stessi.
EUR 15.20
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Ebrei e cristiani nella Cappella Sistina
Negli affreschi sistini numerose scene o figure della storia del popolo ebraico sono presentate come origine, o prefigurazione, della storia cristiana aperta dall'Incarnazione. Il ciclo degli Antenati di Cristo, dipinto sulle lunette e sulle vele della volta, svolge un ruolo essenziale nel connettere le due «età»: l'enumerazione dei patriarchi e dei re della stirpe di Abramo si conclude, in accordo con la genealogia proposta nel Vangelo di Matteo, col nome di Giuseppe, marito di Maria e padre di Gesù. La tradizione iconografica presentava solitamente questi patriarchi come venerabili figure maschili accompagnate dai loro discendenti; Michelangelo stravolge radicalmente le consuetudini figurative accostando, nelle lunette della Sistina, ai nomi degli antenati una straordinaria serie di famiglie immerse nella vita quotidiana: donne che accudiscono i loro bambini o intente ai lavori domestici, vecchi padri pensierosi o addormentati, personaggi erranti, uomini e donne in attesa.
EUR 26.60
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Infanzia-Adolescenza-Giovinezza
«Ecco dunque che sono innamorato anch'io» pensai, mentre il mio carrozzino continuava la sua corsa.«Un trittico narrativo di pregevole bellezza» - Avvenire"Infanzia" è il primo scritto pubblicato da Tolstoj (1852) quando aveva ventiquattro anni, a cui si aggiungono "Adolescenza" (1854) e "Giovinezza" (1857), che assieme ad una quarta parte mai scritta dovevano costituire il libro "Le quattro età dello sviluppo". Operetta meravigliosa di questo sommo scrittore russo, che racconta l'incanto della vita infantile, «un calmo e inavvertito trascorrere del tempo», come dirà lui stesso. Il racconto è in larga parte autobiografico, e in parte d'invenzione; il protagonista che narra in prima persona è anche un autoritratto, come lo saranno Pierre in "Guerra e pace", o Levin in "Anna Karenina". Tolstoj definì "Infanzia" un romanzo; e il successo immediato che ebbe questo libro lo spingerà con decisione (per nostra fortuna) alle grandi e indimenticabili opere della narrativa maggiore.
EUR 17.10
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La città e il territorio. Quattro lezioni
Fra le attività che più hanno impegnato Giancarlo De Carlo vi è stata quella dell'insegnamento, sia nella sua forma tradizionale, quella universitaria, in Italia e negli Stati Uniti (Yale, Mit), sia in una forma più sperimentale e itinerante come l'ILAUD (International Laboratory of Architecture and Urban Design). Dopo il lungo periodo trascorso allo Iuav di Venezia (1955-1983), De Carlo si trasferì a Genova, dove insegnò per circa dieci anni, concludendovi la sua carriera accademica. Al momento del ritiro, nel 1993, tenne un corso di quattro lezioni, organicamente interrelate fra loro, in cui ripercorse il complesso, stratificato e indissolubile rapporto fra il territorio - e il paesaggio - e le città sviluppatosi nel corso dei secoli. È un campo d'indagine che l'autore aveva affrontato e rinnovato già a partire dalla fine degli anni Cinquanta, in seguito all'acceso dibattito sorto intorno al Piano intercomunale milanese e, quindi, al tema della città-territorio. Quelle che qui presentiamo sono non solo lezioni di storia dell'architettura o dell'urbanistica (si va dall'età greca e romana fino a quella contemporanea), ma anche quattro racconti in cui De Carlo si giova della sua dimestichezza con i classici della letteratura - «L'unica possibilità per concepire un'idea del territorio che non derivi dalla specializzazione [...] credo sia quella di rivolgersi agli scrittori» - per narrare la vita e il senso della più antica utopia realizzata dall'uomo, la città. Il volume - a cura di Clelia Tuscano, che collaborò con De Carlo alla realizzazione del corso - restituisce dunque questo ciclo unitario di lezioni finora del tutto inedito, consegnandoci una summa inattesa e preziosa per la comprensione dello spazio in cui viviamo.
EUR 15.20
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Cinque temi del «modernocontemporaneo». Memoria, natura, energia, comunicazione, catastrofe
Dall'inizio del Novecento innovazioni tecnologiche e condizioni storico-culturali hanno aperto la strada a molteplici sperimentazioni architettoniche e a nuovi indirizzi teorici. Il dibattito disciplinare si è ulteriormente frammentato e articolato a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, quando la pluralità di mezzi di comunicazione a disposizione ha reso ancora più complesse le interferenze tra società, arti e tecniche. Per capire oggi le teorie dell'architettura contemporanea e il pensiero sotteso al lavoro del progettista occorre confrontarsi con materiali molto eterogenei: non solo le opere, i progetti e i manuali come accadeva in passato, ma soprattutto le mostre, le pubblicazioni sulle riviste e sui libri, i film, le fotografie, i modelli e internet. L'ampia ed eterogenea disponibilità di documentazione sull'architettura racconta anche del mutato modo di fare "teoria" e "storia". Lo scenario di riferimento di questo libro sono quindi le idee che interessano l'architettura del Novecento e del nuovo millennio, qui esaminate attraverso cinque temi: memoria, natura, energia, comunicazione e catastrofe. Sono parole che si relazionano a forme del pensiero, a pratiche del progetto e a modi di intervenire sugli edifici e sul territorio e servono a ricostruire storie e geografie del moderno contemporaneo.
EUR 26.60
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Giancarlo De Carlo. Visione e valori
Il centenario di Giancarlo De Carlo (Genova, 1919 - Milano, 2005) ha visto tutte le maggiori città italiane (Genova, Milano, Pavia, Venezia, Roma, Ancona, Pescara, Napoli, Palermo) organizzare convegni e cerimonie in suo onore, quasi a restituirgli un'attenzione che, specialmente nei suoi ultimi anni di vita, gli era stata troppo avaramente concessa. Eppure questo fiorire di riflessioni rimarca quanto la sua opera fosse ben presente anche agli occhi di chi dissentiva da lui al punto da ignorarlo volutamente: il rapporto dialettico sia verso il ceto politico sia verso le aspettative dell'uomo della strada, quello distaccato verso l'università (che lo spinse a testare nuove forme di insegnamento itinerante come l'ILAUD), il lavoro di fredda interrogazione della storia e di ridefinizione del ruolo dell'architetto, la sua visione al contempo cosmopolita e vernacolare, la fede nell'unità progettuale tra architettura e urbanistica, ovvero tra città e territorio - tutto ciò è oggi un patrimonio comune della cultura architettonica non solo italiana. Questo volume lo testimonia, chiudendo il cerchio delle celebrazioni proprio in quella Sicilia in cui la famiglia di De Carlo affonda le proprie radici. Introdotto da una riflessione di Antonietta Iolanda Lima, il libro affronta le ragioni dell'autorevolezza e dell'attualità del lascito intellettuale e materiale dell'architetto genovese, con un approfondimento sul contesto etneo, ed è per questo diviso in due parti. La prima, "Perché una architettura sia credibile", è di carattere più generale, mentre la seconda è dedicata alla città in cui De Carlo ha vissuto un'esperienza analoga a quella di Urbino: Catania. "Come ridare coerenza e senso agli spazi della vita".
EUR 22.80
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Utopian display. Geopolitiche curatoriali
Che l'arte contemporanea, attraverso biennali, neo-istituzioni museali e mercati finanziari, sia diventata oggi un fenomeno globale, è un dato certo. Molto meno certo è che il paradigma «Arte», per come si è istituito nella sua eredità modernista, appartenga a una moltiplicazione di visioni, a una latitudine di storie diverse e incrociate, a contesti trasversali e differenti. Nella scena artistica contemporanea si ha l'impressione che «essere uguali» non significhi altro che appartenere alla stessa istituzione Arte. Emanciparsi vorrebbe dire allora appartenere all'Arte come a uno stesso mondo, condividere un mondo già istituito che, come tale, non può che riprodurre all'infinito ciò che è già implicito in esso. Nonostante tutto, il nostro modello di arte continua ad essere molto simile a quello di una istituzione in grado di determinare l'integrazione delle minoranze nella misura maggioritaria (nell'identità, nell'unità) oppure la loro esclusione.\r\nCon un certo scetticismo tanto per gli effetti della globalizzazione che per le più recenti premesse della cosiddetta de-globalizzazione, l'antologia Utopian Display cerca di raccogliere esperienze curatoriali maturate negli ultimi trent'anni in differenti contesti geopolitici, dall'Africa alla Cina, dall'India all'America Latina, dal Medio Oriente fino allo spazio post-sovietico. Gli autori, appartenenti a differenti generazioni, sono tra le voci più importanti e sperimentali della ricerca curatoriale contemporanea.
EUR 19.00
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Utopian display. Geopolitical curating
That contemporary art, by means of biennials, neo-museum institutions and financial markets, has currently become a global phenomenon is a given. Much less of a given is that the paradigm “Art,” as it has become established through its modernist legacy, is affiliated with a multiplication of visions, with a latitude of different and interlocking histories and with transversal and diverse contexts. Within the contemporary artistic scene, one has the impression that “being equal” means nothing more than adhering to the same Art institution. To emancipate oneself thus means belonging to Art as to a same world, sharing an already established world that, as such, can only infinitely reproduce that which is already implicit within it. Despite everything, our model of art continues to be very similar to that of an institution capable of determining the integration of minorities as a majoritarian measure (in their identity, their unity) or their exclusion.\r\nWith a degree of skepticism towards both globalization effects and the latest premises of the so-called de-globalization, the anthology Utopian Display attempts to bring together curatorial experiences that have matured over the past thirty years in various geopolitical contexts - from Africa to China, from India to Latin America, from the Middle East through to the post-Soviet areas. The authors, all from different generations, are amongst the most important and experimental voices of contemporary, curatorial research.
EUR 19.00
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Designing civic consciousness. ABC per la ricostruzione della coscienza civile
Di fronte al declino della coscienza civile - intesa come consapevolezza dei diritti e dei doveri - i tradizionali strumenti di analisi risultano in affanno. Un problema di questa complessità può essere affrontato solo in maniera innovativa e facendo ricorso a tutti gli strumenti interpretativi e progettuali che discipline diverse possono apportare. Designing Civic Consciousness riunisce dunque interventi di filosofi, storici e designer accomunati dalla volontà di portare un contributo alla definizione di pratiche di "educazione civica" attraverso gli strumenti della riflessione e del progetto.
EUR 20.90
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Critica del trauma. Modelli, metodi ed esperienze etnopsichiatriche
Il pensiero del "trauma" nasce nella mente del soccorritore ancor prima che in quella di chi viene soccorso. Tanto più se si ha a che fare con rifugiati e persone provenienti da società altre. Essenziale è invece non adottare gli schemi occidentali in maniera generalizzata per descrivere e affrontare il "trauma", parola oggi usata e abusata per designare qualunque tipo di esperienza anomala, in qualsiasi contesto essa avvenga. I traumi dovrebbero essere letti come eventi ai quali individui e collettività possano rispondere facendo uso della loro peculiare "memoria sociale", elaborando cioè proprie narrazioni terapeutiche. La sfida per le persone e le organizzazioni impegnate con i rifugiati e altre vittime di violenza è dunque trovare il modo di supportare le popolazioni in tempi di sofferenza ascoltando le loro voci. E così possono nascere percorsi di cura come quelli descritti dall'autore, che fornisce concrete indicazioni operative partendo da esperienze vissute in Italia e in altri Paesi (Kosovo, Territori Palestinesi, Colombia). La metodologia e gli strumenti descritti in questo libro costituiscono tuttora la base degli interventi psicosociali dell'agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, in più di 100 Paesi. Un approccio con radici teoriche e multidisciplinari che Losi ha chiamato «etno-sistemico-narrativo».
EUR 17.10
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Healthscape. Nodi di salubrità, attrattori urbani, architetture per la cura. Ediz. italiana e inglese
La caratteristica emergente e peculiare dei nodi di salubrità è nella loro transitorietà; non solo sono destinati a modificarsi continuamente nelle strategie di cura urbana, ma anche, come prospettiva di fondo, a perdere di senso in una città sana, dove le azioni diffuse di cura dei cittadini prendono definitivamente il sopravvento, assolvendo di fatto al compito di operare per la prevenzione della salute urbana attraverso un rinnovamento dell'architettura.\r\nOggi la salute non riguarda più soltanto l'ambito medico, ma è diventata una questione molto più complessa, che investe la definizione di strumenti per il benessere dei cittadini e anche per una cura strutturale della città. Alla luce di ciò, il progetto di architettura non può rispondere semplicemente a requisiti di natura materica, ma deve riflettere sulla propria specificità, per poter dare un proprio contributo al radicamento di una nuova idea di cura e garantire il requisito della salubrità urbana.\r\nIl volume, con contributi di architetti, paesaggisti, filosofi, accademici di fama internazionale, presenta un ripensamento progettuale dei luoghi della cura come ospedali, scuole, stazioni e spazi legati alla mobilità, parchi e aree verdi, attraverso il superamento della logica degli spazi chiusi e monofunzionali.\r\nRidefinire, a partire da questi elementi, il sistema di relazioni significa principalmente costruire nuovi meccanismi di cura della città, in cui entra in gioco una forte responsabilità nei confronti della salute dei cittadini che non può originarsi da una scelta estemporanea, ma deve essere il risultato di un approfondito lavoro di ricerca.
EUR 19.00
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Colloqui con il professor Y
«I colloqui sono una jam-session in cui l'anarco-dinamitardo delle banlieu scatena il suo jazz percussivo, trascinando il lettore in una specie di trance uditiva» - Ernesto Ferrero, Il Sole 24 Ore\r\n«Si ritrova il ritmo céliniano, il triplo punto e tritare tutto, l'invettiva e l'analisi impietosa, come poi in seguito sapranno fare solo i grandi comici americani» - Marco Ciriello, il MattinoQui Céline in un'intervista a se stesso (1955), nel suo stile forsennato, da ossesso recriminante, parla del romanzo tradizionale, cioè ne sparla, poi della razza insopportabile degli scrittori, del cinema, degli editori, ma soprattutto del suo personalissimo modo di scrivere, che va via ... alé! ... come un metrò emotivo, che acchiappa emozioni; questa la sua trovata, la sua invenzione di stile; e i tre puntini tipici sarebbero le traversine su cui la rotaia del metrò si appoggia. Un libricino che espone, con gli inconfondibili scatti di nervi, i principi della sua poetica e la novità che in letteratura ha portato, da tanti in seguito imitata; anche se tutti imitatori incapaci, lui dice.
EUR 14.25
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Pignolerie
«Mi aspettavo qualcosina di più, son sincero».\r\nUn critico pignolo all'inverosimile commenta le più note e scolasticizzate poesie italiane, e trova errori di calcolo, di misura, di chilometraggio, di logica, e poi errori di meteorologia, di tempi di percorrenza, di acustica, di assonometria, di parallasse e così via. E vorrebbe consigliare l'autore, se mai tornasse in vita, di aggiustare la sua poesia, perché se già è in parte valida, lo diventerebbe di più. Va detto che ci si appassiona a leggere queste meticolose e paradossali disamine, senza che il poeta, se è un grande poeta, ne resti scalfito o irriso. Casomai è il critico che, nella sua maniacalità, nella sua stringente incomprensione, diverte.
EUR 9.10
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I cani del Sinai
«Se tu non vuoi più credere alla verità, nessuno vorrà più credere a te». Con la citazione di queste parole che Zelman Lewental scrisse nell'agosto del 1944 ad Auschwitz prima di essere ucciso dai nazisti, si chiude "I cani del Sinai", uno dei libri più intensi di Franco Fortini. Libro che sfugge ad ogni definizione, attraversa e supera ogni genere: pamphlet e autobiografia, racconto e saggio; prosa tesissima e lapidaria, scandita in brevi paragrafi, obbediente ad una metrica autonoma e rigorosa come in una poesia. Scritto «a muscoli tesi, con rabbia estrema» nell'estate del '67 a ridosso della «guerra dei sei giorni», "I cani del Sinai" è un libro contro: contro «quanti amano correre in soccorso ai vincitori», contro «il diffuso e razzistico disprezzo antiarabo», contro «l'arma totale» dei media; ma è anche e soprattutto il luogo in cui Fortini volle «chiarire a se stesso la storia di un combattuto rapporto con le proprie origini». E forse proprio da questa doppia lettura di presente e passato, dalla volontà ostinata di tenere insieme l'interpretazione di sé e della storia (di sé nella storia) e di «disegnare il futuro segnando a dito, con esattezza, le fosse di quel che non c'è, le lacune del reale», nasce la forza, non intaccata dal tempo, di queste pagine, da cui Jean-Marie Straub e Danièle Huillet trassero un film a sua volta memorabile. Con una Nota 1978 per Jean-Marie Straub. In appendice "Lettera agli ebrei italiani".
EUR 12.35
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Progettare nel paesaggio naturale. Il contributo dell'architettura cilena contemporanea
L'architettura cilena si è sempre dovuta confrontare con un territorio di grande scala, accogliente e includente, un paesaggio naturale percepito come remoto e vergine. A differenza dell'Europa, dove il monumentale viene stabilito dall'architettura, in America il riferimento principale è dato dalla geografia. Questa visione culturale del paesaggio porta a concepire l'architettura a partire da un dialogo costante con la natura. «Fondare» costruzioni sul territorio e «umanizzare» il paesaggio diventano i due cardini della relazione tra Uomo e Natura e queste due «azioni» di definizione dei luoghi rappresentano anche i due paradigmi dell'architettura cilena contemporanea. In questo libro l'autrice svolge una disamina degli ultimi vent'anni della produzione architettonica cilena con l'intento di rivelare i meccanismi che ne regolano il rapporto uomo-natura-architettura, facendo particolare attenzione all'influenza della dimensione territoriale nel processo di progettazione.
EUR 17.10