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Il lavoro e le catene globali del valore
Lungi dall'aver eliminato la possibilità per il lavoro di esprimere il proprio dissenso, i movimenti del capitale sono stati accompagnati da nuove forme di conflittualità operaia, a nuove latitudini. Tuttavia, per leggerne il senso, occorre una significativa trasformazione dei modi di guardare all'economia globale e al lavoro, definendo un piano di analisi in grado di cogliere la capacità del lavoro stesso di esprimere un punto di vista autonomo e distinto dalle logiche della produzione e del profitto. Attraverso la prospettiva delle catene globali del valore, il volume mostra come l'espansione globale del capitale non proceda secondo un astratto perseguimento dell'efficienza economica, ma si fondi in larga misura su variabili di ordine sociale, culturale e politico. Il libro esamina poi le sfide e gli ostacoli che le trasformazioni in atto pongono alla regolazione e alla rappresentanza del lavoro.
EUR 11.40
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Il piano del lavoro (1949-1950) e l'Italia della ricostruzione. Dal contesto nazionale al caso pesarese
Il Piano del lavoro che Giuseppe Di Vittorio presenta ufficialmente nell'autunno 1949 affonda le sue radici negli anni contraddittori del secondo dopoguerra, all'interno di un paese che a fatica si trascina fuori dalle macerie materiali e morali prodotte dalla dittatura fascista e dal conflitto mondiale. La sua breve vicenda si attiva e si conclude in un importante momento di transizione della neonata Repubblica, sia sul versante delle dinamiche economiche sia sul versante di quelle politiche, nel pieno di uno scontro ideologico che per molto tempo condizionerà la storia politica nazionale e la storia del movimento sindacale. Muovendo dalla ricostruzione puntuale di questi aspetti, il volume passa ad affrontare l'effettiva declinazione che il Piano ha assunto su scala locale, fermando l'attenzione sul caso del Piano provinciale di Pesaro e Urbino che rappresenta un esempio paradigmatico di popolarizzazione del medesimo. In esso si colgono innovazioni, aspirazioni e limiti dell'organizzazione sindacale e delle forze politiche di sinistra, i cui rapporti, come in ambito nazionale, non furono privi di divergenze, nonché lo sforzo di aprirsi ad ampi settori della società testimoniato anche dal ruolo interpretato dagli esperti coinvolti nella preparazione del Piano. Infine si scorgono i tentativi di perseguirne, in una congiuntura politica sfavorevole, almeno alcuni obiettivi di fondo a livello locale da parte di amministratori e dirigenti politici delle forze socialcomuniste allora egemoni.
EUR 13.30
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Un sindacato dei servizi nella società industriale. Storia della Filcams 1960-1981
Nel 1960 nasce la FILCAMS, dall'unificazione della federazione del commercio e di quella dell'albergo e mensa della CGIL. Il libro si occupa dei due decenni successivi, compiendo anche un'incursione negli anni ottanta. Sono tempi densissimi, di trasformazioni profonde che si concentrano in pochi anni. Riguardano la FILCAMS, ma ovviamente anche il movimento sindacate italiano nella sua interezza. I settori del commercio, del turismo e dei servizi sono rivoluzionati, così come la società nazionale tutta, in tanti suoi aspetti. Il libro utilizza il materiale documentario dell'Archivio storico nazionale della CGIL e la raccolta di circolari lodevolmente conservata presso l'Archivio FILCAMS. Sono narrati gli eventi che riguardano la sindacalizzazione, i contratti e te mobilitazioni, nonché i cambiamenti apportati all'architettura delle relazioni industriali e atto stesso assetto organizzativo interno della FILCAMS. Sono anche ricostruiti i dibattiti che attraversano la FILCAMS e di cui è protagonista, che riguardano dà un lato il conflitto sull'organizzazione del lavoro, dall'altro la direzione che lo sviluppo dei settori deve prendere. In questi anni la FILCAMS si costruisce, riuscendo ad insediarsi nei luoghi di lavoro (distribuzione organizzata, grandi alberghi, autogrill). Con il passare degli anni, in parallelo col travaglio dei-movimento operaio, nelle sue ali sindacale e politica, la FILCAMS definisce la sua identità di sindacato dei servizi, attraverso la riflessione e la pratica relative alle peculiari situazioni lavorative nelle quali si trova ad operare.
EUR 19.00
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(Im)migrazione e sindacato. Nuove sfide, universalità dei diritti e libera circolazione. VIII rapporto
Le migrazioni internazionali sono sempre più al centro del dibattito pubblico e politico. Nel corso degli ultimi anni, peraltro, sono intervenuti numerosi fattori a rendere ancora più complessa la lettura del fenomeno, a partire dalla crisi economica che ha investito l'Europa - in particolare quella che si affaccia sul Mediterraneo - sino ad arrivare al dramma dei rifugiati che fuggono dalle guerre e dal terrorismo internazionale. In questo volume si offre un'analisi delle migrazioni attraverso il punto di vista del mondo del lavoro e in particolare del sindacato. Nei numerosi saggi e nelle ricerche originali che compongono l'ottava edizione di (Im)migrazione e sindacato, si prova a dare conto delle nuove sfide che la nostra società è chiamata ad affrontare, partendo proprio da quelle che riguardano i lavoratori e la loro rappresentanza.
EUR 19.00
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Poesie operaie. Scelta antologica
«Che Di Ruscio fosse venuto al mondo nella povertà del vicolo Borgia, a Fermo, che fosse un autodidatta, un muratore disoccupato e poi un militante di base nel Pci di Palmiro Togliatti, che infine fosse emigrato nel '57 a Oslo per acquisire lo status per lui definitivo di operaio metalmeccanico nella fabbrica fordista (e nel cosiddetto paradiso socialdemocratico), tutto ciò era senz'altro la materia prima, peraltro mai abiurata, della propria condizione personale ma non bastava affatto né basta oggi a spiegare, tanto meno ad esaurire, lo spessore della sua voce poetica, il ritmo e il tono inimitabile della sua pronuncia. La quale è una splendida eccezione, una assoluta singolarità, nel panorama della poesia italiana del secondo Novecento. Non un poeta-operaio come pure e sbrigativamente si è detto tante volte, quasi si trattasse di sommare il sostantivo all'aggettivo, o viceversa, ma un poeta capace di introiettare/metabolizzare/rielaborare la condizione operaia alla stregua della condizione umana tout court. La marginalità, il lavoro in fabbrica, un orizzonte politico che il dopoguerra presto richiude, qui in Italia come altrove, ne sono insieme i fondali e i referenti.» (dalla Postfazione di Massimo Raffaela)
EUR 11.40
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La rivista delle politiche sociali (2017). Vol. 3: Quale destino per i diritti sociali in Europa? (Luglio-Settembre).
Il modello sociale europeo è messo sotto tensione dalle asimmetrie crescenti interne all'Europa. I rigidi paletti dell'austerità permanente hanno fatto sì che gli obiettivi di ricalibratura o siano stati abbandonati, oppure sottoposti a strategie di contenimento dei costi che fanno emergere nuovi trade-off, tra espansione dei tassi di copertura dei servizi collegati al social investment e lavoro a bassi salari nei medesimi servizi, tra inserimento lavorativo e lavoro povero, tra spesa pubblica e spesa privata. In questo quadro si inserisce la sezione Tema del n. 3/17 di Rps. I contributi offrono uno spaccato del dibattito corrente sull'Europa sociale, con una particolare attenzione da un lato alle criticità interne e alle contraddizioni che hanno acuito i divari tra i paesi, dall'altro a riforme e innovazioni compatibili con un modello di sviluppo e di crescita diverso da quello consegnato dalla crisi. Di politiche fiscali e welfare si discute nella sezione Attualità dove si sottolinea la necessità di mettere a punto un sistema tributario che garantisca il finanziamento dello Stato sociale e, nel contempo, consenta di ridurre le forti disuguaglianze. Seguono la sezione Dibattito che prende le mosse dal volume di Mazzucato e Jacobs (2017), la rubrica Questione sociale e neo populismi con un approfondimento sulla cultura politica dei giovani e infine un articolo sull'importanza dello Stato rispetto all'innovazione sociale.
EUR 19.00
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Una lunga storia sindacale. In difesa del lavoro, dei diritti, della democrazia
Le memorie di Mario Giovannetti abbracciano quasi mezzo secolo di storia. Vi sono riproposte parti importanti della sua storia personale, della storia dell'Umbria, dell'Italia e della sua vita democratica, dell'emancipazione del lavoro. Il volume delinea la storia di un operaio che in fabbrica aderisce alla FIOM-CGIL e successivamente al Partito Comunista Italiano, del suo impegno prima come delegato di reparto e poi come dirigente della FLM e, successivamente, della Camera del lavoro di Terni, per giungere infine alla direzione della CGIL dell'Umbria, incarico che assume in un momento particolarmente delicato e difficile. È la narrazione di una militanza vissuta in modo quasi totalizzante, la cronaca dei passaggi di una vita intensa dedicata interamente a una causa nella quale Mario ripone convinzioni profonde. Quelle per cui tanti uomini e donne del nostro Paese nel corso di interi decenni hanno deciso di dedicare le energie migliori della loro esistenza all'emancipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, dei ceti più deboli e indifesi, nel tentativo di promuovere, insieme ai diritti delle persone e alla giustizia sociale, il progresso generale del nostro Paese.
EUR 12.35
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Giuristi del lavoro nel Novecento italiano. Profili
Per genesi e per costante evolutiva, il nostro diritto sindacale e del lavoro è un prodotto prevalentemente extra-legislativo che si giova non solo dell'autoregolazione sociale costituzionalmente protetta, ma anche del riciclaggio di istituti e categorie di pensiero risalenti a un passato che non vuole passare. Per questo, il suo processo formativo è accompagnato, implementato e continuamente rivisitato dai ceti professionali appartenenti al circuito giudiziario, forense e universitario coi margini di libertà di valutazione consentiti dalla legge non scritta del doppio binario cui ha deciso di attenersi, nel dopo-Costituzione, il nostro legislatore: non-ingerenza e non-indifferenza. In questo volume l'autore analizza lo star system accademico dove generazioni di viandanti bisognosi di lampioni che illuminassero la strada hanno fatto entrare, per sdebitarsi, i pochi giuristi-scrittori capaci di accenderli. Guardarne da vicino le biografie intellettuali servirà sia per farsi un'idea di come ciascuno dei componenti dell'elitario club abbia svolto il ruolo di supplenza legislativa elaborando progetti di sentenza sia per capire se il patrimonio di sapere posseduto gli permettesse di agire con la consapevolezza che il suo modo di interpretare il suo tempo implicava in realtà una scelta tra alternative possibili.
EUR 17.10
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Lavoro e innovazione per riformare il capitalismo
I saggi raccolti in questo volume riflettono su una problematica oggi assai dibattuta, a livello mediatico come accademico e istituzionale, ma poco indagata in modo approfondito: la relazione tra innovazione e occupazione. L'obiettivo della «piena e buona occupazione», questa la tesi di fondo del volume, va rilanciato proprio quando tanta incertezza grava sulle conseguenze della rivoluzione tecnologica in atto, mentre il capitalismo, lasciato a se stesso, si acconcerebbe alla jobless society, la «società senza lavoro». Si ripropone dunque la crucialità del tema degli investimenti e, insieme, del nuovo modello di sviluppo. La profondità della trasformazione è enorme e, di conseguenza, è decisiva la qualità delle istituzioni pubbliche che dovrebbero dirigerla. L'innovazione può e deve essere guidata, nei suoi indirizzi di fondo, dalla collettività, anche perché la diffusione delle nuove tecnologie coincide con un approfondimento delle diseguaglianze e una polarizzazione del potere senza precedenti. Si tratta anche di cogliere le straordinarie potenzialità che, tra tante difficoltà, la fase presenta. Le nuove tecnologie racchiudono forti istanze cooperative e aprono eccezionali «finestre di opportunità» che, anziché essere lasciate al solo capitalismo animato dalla volontà di consolidare i tradizionali rapporti di forza, possono essere attivate da una nuova politica industriale e, in generale, una nuova economia pubblica - così come pensata anche nel Piano del Lavoro - nonché utilizzate dal sindacato, intenzionato a rinnovare la rappresentanza sociale, la contrattazione, la partecipazione dei lavoratori, rilanciando un progetto di democrazia economica. Prefazione di Susanna Camusso.
EUR 17.10
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La festa ribelle. Storia e storie del Primo maggio
Il congresso della Seconda Internazionale, riunito a Parigi nel luglio 1889, chiamò i lavoratori di tutto il mondo a manifestare simultaneamente per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. La grande mobilitazione planetaria, fissata per 1° maggio 1890, ebbe una straordinaria riuscita. Così, quello che era stato concepito come un evento unico e irripetibile divenne un appuntamento da rinnovare ogni anno. Iniziava la tradizione del Primo maggio, 130 anni di storia, ripercorsi con linguaggio chiaro ed essenziale in questo libro, che attinge a una documentazione anche inedita e valorizza testimonianze, cronache, episodi poco conosciuti. Si va dai turbolenti comizi anarchici di fine Ottocento alle infervorate piazze del «biennio rosso», prima che la festa ribelle fosse soppressa dal fascismo. Il Primo maggio tornò a celebrarsi nel 1945, a pochi giorni dalla Liberazione e l'anno seguente diede un forte impulso alla campagna per l'avvento della Repubblica. Nel 1947 fu scritta la pagina più sanguinosa: la strage di Portella della Ginestra. Poi la scissione sindacale, le dure contrapposizioni della guerra fredda, la lenta e difficile ripresa del discorso unitario, i cortei di fine anni Sessanta con operai e studenti «uniti nella lotta». Con le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini e delle mentalità il Primo maggio ha perso molti dei suoi caratteri identitari, ma è riuscito a trovare altre e forti ragioni, sperimentando forme e linguaggi inediti, per affermare il valore del lavoro nel nuovo millennio.
EUR 13.30
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Tentativo di dialogo sul comunismo
"Ingrao mi riceve in un salottino, attorno a un tavolinetto basso. Lui mi sta seduto di fronte, in poltrona. Dialogando con lui sulla sua esperienza di pensare e fare il Comunismo avevo l'impressione che quel che diceva fosse meno di quel che pensava e viveva. Sentivo una passione a monte del suo discorso, che il discorso smorzava e riduceva a semplici parole. Sto dicendo che, in un certo senso, chi ha vissuto tutta una vita per fare il comunismo, contrae un'esperienza che in un tempo non comunista non è dicibile e non è comunicabile. C'è tanto d'incomunicabile, al fondo di Ingrao, e forse per questo lui ha tentato le vie della poesia: la poesia suppliva all'impotenza della politica. Anche lui deve aver sentito la sperequazione fra ciò che voleva e doveva dirmi, e ciò che effettivamente diceva. Non ne era contento. Finiti gl'incontri, questa insoddisfazione lo spinse a chiedermi che non fossero pubblicati." (dalla Premessa di Ferdinando Camon
EUR 14.25
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Conversando con Enrico Giovannini e Pierluigi Stefanini. Per un futuro sostenibile
L'attuale modello di sviluppo è insostenibile, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Conflitti, cambiamenti climatici, disuguaglianze crescenti che determinano povertà e migrazioni di massa sono sfide che mettono in discussione la tenuta stessa del pianeta, non in un futuro ipotetico, ma da qui a poche decine di anni. Ecco allora che il concetto di «sostenibilità» diventa la chiave di volta per ripensare le direttrici dello sviluppo, tanto che l'Onu ha individuato in un documento («Agenda 2030») i 17 obiettivi da raggiungere entro i prossimi 12 anni per evitare il collasso. L'Italia, pur avendo fatto alcuni passi avanti nell'ultimo periodo, è ancora ben lontana dal raggiungimento degli standard previsti. Per questo quella attuale deve necessariamente essere «la legislatura dello sviluppo sostenibile». Questa è almeno la convinzione di Pierluigi Stefanini ed Enrico Giovannini, rispettivamente presidente e portavoce di ASviS, l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, nata proprio per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell'importanza dell'Agenda 2030 e degli obiettivi in essa contenuti. Ma come stanno andando le cose? Il governo è sensibile a questo tipo di tematiche? Quella della «sostenibilità» può essere una battaglia intorno alla quale coalizzare una nuova esperienza politica anche a sinistra? Su questi grandi interrogativi, ma anche su molte altre tematiche (dal ruolo della cooperazione a quello dei corpi sociali, dal cambiamento del lavoro alla rivoluzione tecnologica), si confrontano Enrico Giovannini e Pierluigi Stefanini, dando vita a una conversazione schietta e vivace, capace di offrire spunti interessanti per la costruzione di una visione politica nuova.
EUR 12.35
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Il lavoro che cambia verso l'era digitale. Terza indagine sui lavoratori italiani
Questa terza indagine sui lavoratori si è svolta mentre è alle porte la rivoluzione digitale. I lavoratori italiani si mostrano preoccupati per gli effetti dell'introduzione delle nuove tecnologie, ma ancora di più appaiono insicuri e ansiosi per i problemi che stanno affrontando «ora»: in particolare per la tenuta dei loro redditi e per la stabilità dei posti di lavoro. Il ritratto che emerge dai dati dell'indagine costituisce un catalogo molto ampio delle diverse facce dei cambiamenti in atto tra i lavoratori italiani. Esso conferma alcuni aspetti noti ed importanti, come il buon livello di soddisfazione espresso da questi verso il loro lavoro e l'apprezzamento diffuso verso i miglioramenti ergonomici introdotti dentro l'organizzazione produttiva. Nello stesso tempo si manifesta nella percezione dei lavoratori il rafforzamento di alcuni problemi ormai cronici. Primo tra tutti quello dei bassi salari, che sovente diventano bassissimi, e che attecchiscono sempre più anche tra i lavoratori autonomi (ai quali viene per la prima volta dedicato un focus approfondito e di grande interesse). L'indagine ritrae - attraverso dati drammatici - anche un grande cambiamento in atto da tempo, che viene definito come «evaporazione della politica»: l'aumento della distanza tra lavoratori e politica e il loro sentimento crescente di essere trascurati e non rappresentati adeguatamente nella sfera pubblica. Un mondo del lavoro insicuro e bisognoso di nuove garanzie: che rivela però, insieme alle sue preoccupazioni, anche una inedita e rilevante domanda di nuovi beni pubblici e di riforme di grande spessore.
EUR 14.25
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Agostino Marianetti. Un socialista della CGIL
Agostino Marianetti conobbe subito il «bastone della fabbrica», prima per il licenziamento del padre per motivi politici e sindacali e poi personalmente come giovane operaio sedicenne. Una vera esperienza di lavoro che, seppure non necessaria, è comunque decisiva per chi, a vari livelli, svolge attività sindacale. Un'esperienza che lo accosta a Giuseppe Di Vittorio e a concezioni di riformismo concreto e non velleitario. Altra esperienza formativa del sindacalista sarà quella della convinta partecipazione al fervore ideale e progettuale del riformismo socialista ai tempi del primo centrosinistra. Esperienze che furono decisive e che egli trasmise con grande coerenza in tutta la sua intensa attività, come emerge dalla lettura degli scritti qui raccolti. Contrattazione e democrazia sindacale, democrazia industriale ed economica, democrazia sociale e politica sono per lui strettamente connesse. I rapporti convintamente unitari in CGIL e con le altre organizzazioni confederali pur nel franco confronto delle opinioni, la visione internazionalista e confederale contro ogni forma di chiusura nazionale e pretesa centralità di categoria, autonomia ma non indifferenza nei confronti della politica e soprattutto delle forze progressiste e di sinistra, chiamate ad un rapporto unitario, sono i punti fermi di Marianetti che succederà a Fernando Santi e a Piero Boni come segretario generale aggiunto della CGIL, a fianco del suo grande amico Luciano Lama. Una lezione di straordinaria attualità, comprese le delusioni patite soprattutto nella sua esperienza di partito e della sua deriva plebiscitaria, come francamente le analizzerà nel suo ultimo scritto autobiografico. Il volume riporta inoltre una sintesi della sua attività di parlamentare per tre legislature, alcune testimonianze sulla persona e le impegnate prefazioni di Giorgio Ruffolo e di Vittorio Emiliani a due suoi libri.
EUR 15.20
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Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale (2018). Vol. 3: (Luglio-Settembre).
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Che fine ha fatto il futuro? Giovani, politiche pubbliche, generazioni
Negli ultimi anni si assiste a un fenomeno sempre più «innaturale»: la comparsa di un feroce ritardo delle giovani generazioni italiane nei percorsi di transizione all'età adulta. Le tappe tradizionali che definivano tale passaggio sono saltate: nuove istanze di libertà e cittadinanza premono per avere legittimazione e diritti. Nello stesso tempo si sono erose le condizioni di benessere dei giovani. La generazione maggiormente colpita sembra essere quella degli young-adults nati tra il 1975 e il 1985. Si ipotizza che le politiche pubbliche messe in atto a partire dalla seconda metà degli anni settanta abbiano contribuito ad alimentare tale «ritardo». Politiche economiche e del lavoro discriminanti; politiche abitative assenti; politiche familiari ridotte; una struttura del mercato del lavoro inadeguata ad assorbire high skills. Tutto parla di un'inversione di rotta all'alba del secondo ciclo dello Stato sociale. Le generazioni non sono attori neutri, esse rappresentano tempi sociali che immettono nuove strutture. I giovani vanno dunque inscritti dentro precise collocazioni storico-sociali. Le politiche di empowerment condotte negli ultimi anni non hanno tenuto conto di questo approccio, promuovendo una visione idealizzata delle giovani generazioni: choosy, bamboccioni o risorse attive, tutto ha parlato di loro come di soggetti totalmente dematerializzati. Le politiche, in quanto strumenti che danno forma al Futuro, hanno il dovere di volgere lo sguardo verso il recupero delle prerogative materiali che determinano, o meno, i percorsi di autonomia. Non vi può essere attivazione senza emancipazione sociale.
EUR 13.30
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La meritocrazia
I1 volume ricostruisce la storia del concetto di meritocrazia dal momento in cui fu coniata la parola (la seconda metà degli anni cinquanta del Novecento) ai giorni nostri, guardando sia alle elaborazioni teoriche della filosofia e del pensiero sociale (da Young a Della Volpe, Hayek, Arendt, Rawls, Bell, Bourdieu, Walzer, Sen, La-sch, Sennet, Giddens) sia al linguaggio politico (da Martelli a Blair e Renzi) e al senso comune diffuso. Il percorso proposto mostra come il termine nasca con un significato negativo, a identificare una prefigurazione distopica, che continuerà a caratterizzare il suo utilizzo nel vecchio continente per alcuni decenni; e come negli Stati Uniti il lemma assuma invece da subito un significato anche positivo, all'interno di un'ideologia tecnocratica proiettata nella nuova civiltà postindustriale. È solo all'inizio del nuovo millennio che con la Terza Via l'ideologia meritocratica diventa parte dei valori della cultura politica progressista europea, sempre più sussunta dalla governance postfordista. La meritocrazia diventa perciò una parola-chiave del neoliberalismo, giustificando le crescenti diseguaglianze dovute ai processi di finanziarizzazione, delocalizzazione e privatizzazione.
EUR 14.25
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La prigione delle donne. Idee e pratiche per i diritti
Il libro prende spunto da un progetto di ricerca azione (Women in Transition - WIT) nelle sezioni femminili di due carceri della Toscana. Si è scelto di dare voce alle donne detenute, lavorando sui vissuti sì da ricostruire il filo dell'identità dentro/fuori del carcere. Sono stati individuati i meccanismi di inutile «sofferenza aggiuntiva» della quotidianità del carcere che più colpiscono le donne, oltre il dettato istituzionale della pena come sola privazione della libertà: cercando di scoprire le strategie per contrastarli, attraverso un confronto che ha coinvolto anche le operatrici e gli operatori. Da questa esplorazione della soggettività femminile hanno preso avvio i «laboratori» di self empowerment, mirati a valorizzare gli elementi di «forza» che le donne possono trovare in sé per fronteggiare lo scacco della detenzione; e chiamando il contesto sociale a «fare la sua parte» e mettere in campo risorse per poter guardare oltre il carcere. Il progetto WIT ha suggerito piste di approfondimento che il libro raccoglie: la questione della sessualità e dell'affettività dentro le mura, dall'ottica della differenza femminile; la riformabilità o meno del carcere, vista dal «paradosso» delle pratiche di empowerment in una istituzione totale. Per arrivare al quesito ultimo: quale carcere e quale pena per le donne? Prefazione di Tamar Pitch.
EUR 14.25
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Rapporto sui diritti globali 2019. Cambiare il sistema
Il Rapporto sui diritti globali è uno studio annuale, unico a livello internazionale, che analizza i processi connessi alla globalizzazione e alle sue ricadute, sotto i vari profili economici, sociali, geopolitici e ambientali, osservati in un'ottica che considera i diritti come interdipendenti. La struttura del Rapporto, giunto alla sua 17ª edizione, è articolata in capitoli tematici, suddivisi in una panoramica generale e in Focus di approfondimento su alcune delle problematiche più rilevanti e attuali dell'anno. L'analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, dati statistici, riferimenti bibliografici e web. Il Rapporto sui diritti globali, contenente le analisi più approfondite, le cifre più aggiornate, il quadro più ampio, si è confermato come uno strumento fondamentale di informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media e nell'informazione, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni. Ideato e realizzato dall'Associazione Società INformazione ONLUS, è promosso dalla CGIL nazionale, con l'adesione delle maggiori associazioni impegnate a vario titolo sui grandi temi trattati nel Rapporto. Prefazione di Maurizio Landini. Introduzione di Sergio Segio.
EUR 26.60
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Rivista giuridica del lavoro e della previdenza sociale (2019). Vol. 4: Ottobre-dicembre