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La scena
«La tavola è una scena»: tavola da pranzo, ma anche tavola pittorica e tavola calda (il caldo dell'erotismo). Il banchetto ha una funzione libertaria, perché emancipa la parola e i ricordi. Seguendo il filo della cucina e della sua celebrazione a tavola - come nel suo precedente volume "Qualcosa che non ho mai cucinato prima" (Sellerio, 2013) - Maryline Desbiolles lascia riaffiorare storie e presenze, tutte vaganti su più piani temporali. Il presente della seduzione. Il passato delle generazioni a partire da una foto della famiglia toscana delle origini attorno a una rustica tavolata. Il non-tempo della rievocazione di pensieri e di immagini d'arte generati dal pranzare insieme. Senza una trama pignola, con una scrittura che si avvicina alla lirica, in un inseguirsi ed includersi l'uno nell'altro che è proprio dei discorsi che si librano a tavola.
EUR 8.45
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Il tram di Natale
Giosuè Calaciura riesce come pochi a parlare di bambini e di diseredati, una sensibilità straordinaria che si traduce in lingua realistica e insieme lirica dando vita a una favola sospesa tra incanto e prodigio.\r\n\r\n«Di fronte a Calaciura proviamo lo stesso stupore che ci assale quando leggiamo Thomas Bernhard» - Jérôme Ferrari, vincitore del Premio Goncourt 2012\r\n\r\n«La tradizione di Calaciura è quella del grande racconto isolano e di una scrittura barocca, fitta di colori e sapori ma anche di sentimenti pieni e dolorosi» - \r\nGoffredo Fofi, Internazionale\r\n\r\nLa notte di Natale un neonato viene abbandonato su un sedile dell'ultimo tram; fermata dopo fermata salgono i viaggiatori e la scoperta del bambino genera come un cortocircuito: quel presepe in movimento diventa un palcoscenico dove ogni passeggero è un protagonista, racconta la sua storia e la sua sconfitta ma anche l'umana urgenza di un mondo migliore, accogliente e solidale: l'antica promessa per i diseredati di una piccola fetta di Paradiso da ritagliare qui e ora. Protagonista, accanto ai viaggiatori, la città notturna con le sue storie e i suoi imprevisti «miracoli», un'umanità minuta e affannata, disposta a ogni sacrificio e umiliazione pur di sopravvivere e lasciare un segno del proprio passaggio. Venditori di ombrelli, ambulanti, commercianti di cianfrusaglie, camerieri, prostitute, infermiere, giovani migranti che la burocrazia definisce «minori non accompagnati»: umanità senza garanzie e senza voce, rifiutata, perseguitata e offesa. Uomini, donne e bambini che il Vangelo - oggi così contraddittorio e per molti versi anacronistico - promuove a eletti. Quello del tram è un viaggio sospeso tra i crampi della fame e il desiderio di Dio. Con un finale sorprendente e inatteso. \r\nGiosuè Calaciura riesce come pochi a parlare di bambini e di diseredati, una sensibilità straordinaria che si traduce in lingua realistica e insieme lirica dando vita a una favola sospesa tra incanto e prodigio.
EUR 9.50
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Vicolo dell'immaginario
Baldelli reinventa con naturalezza e scrittura formidabili le atmosfere del realismo magico, racconta lo scontro tra la paura e la passione, tra i desideri e lo smarrimento della fine di un'epoca, e sancisce il primato della fantasia e della letteratura come materia e fondamento di ogni gesto quotidiano.\r\n«Un romanzo delicato in cui le vite di Amalia e Clelia si alternano in un racconto di realismo magico, nell'Italia degli anni '60 fino a Piazza Fontana e nella Lisbona degli anni '70» - Barbara Ardù, Robinson\r\nClelia è una ragazza di poco più di vent'anni, vive in un paesino della Bassa, in provincia di Reggio Emilia e lavora in una fabbrica di giostre. In questo modo sostiene la famiglia, una madre vedova, incattivita col mondo, che non perde occasione per incolparla di tutto, e la sorella Marisa, affetta da poliomielite. La giovane ha però una vita laterale, un punto di osservazione tutto suo dal quale si immerge nei sentimenti, nelle opportunità, nei grandi cambiamenti che avvengono alla fine degli anni '50, e poi le prime rivendicazioni sociali degli anni '60 col presagio di un periodo più buio e conflittuale. Un amore perduto la porterà ad abbandonare l'Italia, a voltare pagina e a inventarsi una nuova vita, diventando Amalia.\r\nAmalia giunge a Lisbona all'inizio degli anni '70 cercando di capire il perché di una piccola e nitida ombra nera che l'accompagna da qualche tempo. Per sopravvivere si prende cura di una signora anziana, Francisca Josefa, ammalata d'amore, che attende l'arrivo della nebbia che sale dal fiume Tago accompagnando il ritorno di Sebastiano I, il re condottiero scomparso in battaglia alla fine del XVI secolo.\r\nNei ritagli di tempo Amalia cuce abiti e alla sera lavora nella trattoria di Tia Marga, nel Beco do Imaginário, il vicolo dell'immaginario, che l'accoglie nella sua particolare comunità. Lì incontra Antonio, un ragazzo che porta sempre un garofano all'occhiello, e i suoi amici, studenti universitari appassionati di letteratura e di politica. Nella trattoria si consuma un'attesa legata alla leggenda delle anime del fiume che si mischiano ai viventi nelle notti in cui la bruma scende a coprire strade e case. Tornano per cenare e discutere, per affrontare rimorsi e rimpianti.
EUR 15.20
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Dove un'ombra sconsolata mi cerca
La guerra, il tradimento, la prova, sono questi i temi del romanzo, temi cari a Molesini e già presenti in Non tutti i bastardi sono di Vienna. Una lingua limpida, potente, accompagna la drammatica storia di guerra e resistenza, di giustizia e di morte.\r\n«Anche in quest'ultimo romanzo Andrea Molesini non smentisce la caratteristica più propria del suo narrare: una fedeltà a temi, motivi, luoghi e personaggi che si riaffacciano però sempre sotto forme differenti, dando vita a nuove interrogazioni» - Ermanno Paccagnini, La Lettura\r\nSi svolge fra il 1943 e il 1945 il nuovo romanzo di Andrea Molesini, con digressioni nel passato prossimo e incursioni in avanti, sparse qua e là. Un romanzo di formazione ambientato in quell'arcipelago incantato che è la laguna di Venezia, dove fra i canneti, le acque buie dei canali, le paludi d'acqua salata e fango, si muovono vincitori e vinti.\r\nProtagonista e narratore è il tredicenne Guido, colto negli anni della presa di coscienza. Guido vive nella laguna con il padre, il «comandante», un ufficiale della Regia Marina che ha lavorato nel Servizio informazioni e sicurezza ma che poi è caduto in disgrazia perché legato a Dino Grandi. Dopo l'8 settembre il comandante si ritrova a capo di un gruppo che riunisce antifascisti, contrabbandieri, sbandati, partigiani, guidato da una vecchia zingara autorevole e autoritaria. Si chiama Sussurro perché «sa le cose prima che succedano», da bambina è sopravvissuta a una strage in Montenegro contro la comunità di zingari. Il gruppo si sposta tra le isolette della laguna dove neanche i tedeschi osano addentrarsi, fanno azioni di sabotaggio, di resistenza, di contrabbando. \r\nGuido, che da pochi mesi ha perso la madre, ha stretto amicizia con un compagno di classe, il pluriripetente Scola, che però sa remare, pescare e la laguna la conosce bene. I due diventano davvero amici: Guido in barca legge ad alta voce Guerra e pace, Scola gli insegna la vita. I due ragazzi vengono utilizzati anche come staffette per portare messaggi tra un'isola e l'altra. Poi alcuni del gruppo vengono fermati e il sospetto di un traditore si fa certezza quando gli arresti si ripetono. L'implacabile giustizia dei giorni di guerra farà il suo corso, e solo il tempo restituirà la verità.\r\nLa guerra, il tradimento, la prova, sono questi i temi del romanzo, temi cari a Molesini e già presenti in Non tutti i bastardi sono di Vienna. Una lingua limpida, potente, accompagna la drammatica storia di guerra e resistenza, di giustizia e di morte. L'Autore ha una grazia speciale nel raccontare l'età più incerta, quella in cui a volte a forza si diventa uomini. Personaggi di spessore fanno da cornice alla vicenda: Tobia, il nostromo; Maria, la ragazza somala che è rientrata in Italia con la famiglia del comandante; Don Rino; la spregiudicata contessa; il maestro Gorlato, antifascista internato in Germania.
EUR 14.25
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Cause e cure delle infermità
Ildegarda di Bingen fu colta da visioni fin dai primi anni dell'infanzia, ma visse a lungo senza renderle pubbliche e, tanto meno, fissarle per iscritto. Fu solo nel 1136, all'età di trentotto anni, che la religiosa benedettina - diventata badessa del convento di Disibodenberg, sulle rive del Reno - decise di offrirsi allo sguardo dei suoi contemporanei nei tratti di una profetessa in contatto con l'aldilà celeste. Allora, le sue pagine furono sottoposte al giudizio del pontefice Eugenio III e, ottenuto l'avallo papale, cominciarono ben presto a diffondersi nel mondo cristiano. Ildegarda divenne consigliera di uomini fra i più noti e potenti di quegli anni al punto che Federico Barbarossa la invitò nel suo palazzo di Ingelheim per consultarla - e predicò in chiese e cattedrali di molte città, fra cui Treviri, Magonza e Colonia. Tuttavia, non è Ildegarda visionaria e profetessa quella rimasta a noi più vicina; bensì quell'altra Ildegarda i cui libri, all'epoca, furono sottratti dalla raccolta delle sue opere inviate a Roma per il processo di canonizzazione. Erano libri che - come nel caso illustre di "Cause e cure delle infermità" - racchiudevano testimonianza di un'attività più terrena: quella di erborista e medica, che, per la sua familiarità col corpo e con gli elementi della natura, aveva ben motivo di suscitare inquietudine, tanto sembrava avvicinarsi a un sapere sotterraneo, confinato fra le tenebre. Il ritratto di Ildegarda finisce per riassumersi nei termini di una contraddizione inevitabile, scrive Angelo Morino nell'introduzione al volume, da un lato - dalla parte della santa la trasmettitrice di parola divina celebrata da papi e imperatori, e dall'altro - dalla parte della strega - la studiosa di un mondo dalle luci prossime alla notte più scura o, meglio, ritenute tali se ad avventurarvisi era una donna.
EUR 13.30
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Honorine
Racconto lungo o romanzo brevem, comparso a puntate su «La Presse» nel 1843, Honorine è «uno degli episodi più belli e più moderni della Commedia umana».\r\n\r\n«Se i francesi mostrano tanta ripugnanza per i viaggi quanto al contrario gli inglesi li apprezzano, può essere che i francesi e gli inglesi abbiano entrambi ragione. Si trova ovunque qualcosa di migliore dell'Inghilterra, mentre è veramente difficile ritrovare lontano dalla Francia le attrattive della Francia. Le altre nazioni offrono paesaggi meravigliosi, presentano spesso e volentieri un "comfort" superiore a quello della Francia, che in quest'ambito progredisce assai lentamente. Ma la vita intellettuale, lo scambio delle idee, l'abilità nella conversazione e quell'atticismo così familiare a Parigi; ma quell'improvvisa intuizione di ciò che si pensa e non si dice, quel genio del sottinteso, che costituisce una buona metà della lingua francese, non si incontrano da nessun'altra parte». Racconto lungo o romanzo breve, pubblicato da Honoré de Balzac (Tours, 1799-Parigi, 1850) dapprima sul quotidiano popolare «La Presse» e l'anno dopo, nel 1844, in volume, Honorine ha per tema l'immotivata, in apparenza, incompatibilità tra la protagonista e il marito, il «buon» conte Octave. È, scrive il curatore nella Nota finale, «uno degli episodi più belli e più mo derni della Commedia umana», complesso, ambiguo ed enigmatico. «Di certo, uno dei più precoci e memorabili esercizi di critica non solo dell'amore romantico, ma anche del tirannico controllo che la bontà può esercitare su quelle che non si possono definire altrimenti che le sue vittime».
EUR 12.35
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Il futuro non è un vicolo cieco. Lo stato tra globalizzazione, decentramento ed economia digitale
Il liberismo e i suoi effetti sociali, la globalizzazione, l'Europa, il decentramento e i network nei loro rapporti con lo Stato e la sua capacità di decisione. Un saggio illuminante che guida il lettore dentro alcune delle problematiche che più interessano l'attuale discussione pubblica.\r\n\r\nCon la chiarezza che deriva da un profondo sapere giuridico, Franco Gallo, presidente emerito della Corte costituzionale, guida il lettore dentro alcune delle problematiche che più interessano l'attuale discussione pubblica. Sono i temi relativi alla globalizzazione, all'Europa, al decentramento e ai network nei loro rapporti con lo Stato e la sua capacità di decisione, vale a dire le questioni su cui, spesso con troppa approssimazione, vertono i discorsi di questa fase critica della democrazia rappresentativa e su cui insistono con facile presa le descrizioni dei nuovi movimenti politici. Al contrario, è proprio l'approssimazione, la mancanza di precisione e conoscenza, che questo libro spinge a superare. Gallo si occupa di chiarire e ricostruire nelle loro obbligate conseguenze, anche le più critiche, i vari meccanismi giuridici, preparati da leggi e regolamenti approvati, intorno alle questioni cruciali di questo momento sociale. Per esempio: come si sta spostando l'equilibrio tra i diritti sociali e i diritti proprietari e quanto questo spostamento è compatibile con i fondamenti costituzionali? Quanto è armonica con i principi di giustizia sociale interni ai nostri ordinamenti l'obbligatorietà dell'equilibrio di bilancio? Il mercato e le sue regole fino a che punto possono limitare il potere di imposizione fiscale degli Stati nazionali, per dirne una, di fronte alle multinazionali? Quali traumi ai principi di sussidiarietà e di solidarietà recano certi schemi, oggi prevalenti, che si dichiarano federalistici? Alcune delle domande che investono il nostro futuro, che solo l'inadeguata consapevolezza rende minaccioso e ineluttabile.
EUR 15.20
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Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito
Il più grande partito italiano del dopoguerra declinato in dodici parole chiave che ne definiscono l'anima. Il ritratto impietosamente obiettivo, ma non privo di affetto della Democrazia Cristiana, il partito in cui l'autore ha militato da dirigente fino alla fine.\r\n\r\nIl ritratto impietosamente obiettivo, ma non privo di affetto della Democrazia Cristiana, il partito in cui l'autore ha militato da dirigente fino alla fine. Un'interpretazione e, forse di più, l'analisi antropologica del partito-stato che ha governato la Repubblica per un ininterrotto cinquantennio. Si affrontano, da una prospettiva prossima e narrativa, i temi più consueti del bilancio politico e storico dell'esistenza di un partito dominante: come il rapporto tra i democristiani e il potere, la Dc e la destra, il partito diga verso il comunismo, il legame con la Chiesa e con la fede, l'intercettazione del paese profondo. Ma il libro di Marco Follini si concentra anche su alcuni aspetti più puntuali: l'atteggiamento verso il lusso, le dimore di dirigenti e militanti, biografie esemplari di personalità, aneddoti, le due anime simboliche: Andreotti e Moro, gli «appagati» e i «tormentati», e così via, dentro tutti gli angoli che introducono il lettore nella quotidianità di una forma di esistenza politica che ha aspetti di enigma. L'enigma non solo della lunga, tuttavia precaria, persistenza al potere, caso più unico che raro nei paesi dell'Occidente, ma anche della convivenza perfettamente equilibrata di posizioni politiche molto lontane fra loro, e quello più fondamentale della attitudine, scettica, flessibile, a volte dominata da un senso di limitazione e di colpa, verso la società e il futuro. E, a voler leggere questo saggio come un racconto, su tutto il testo aleggia la convinzione profonda e probabilmente pensata e ripensata da Follini in questi anni: che in effetti la vicenda della Democrazia Cristiana sia da guardare come un lungo e oscuro presagio.
EUR 15.20
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Pezzi da museo. Ventidue collezioni straordinarie nel racconto di grandi scrittori
Grandi scrittori e grandi musei: autori come Julian Barnes, William Boyd, Claire Messud, Ali Smith ci raccontano una visita al loro museo preferito, dai più tradizionali e istituzionali alle gallerie più piccole e insolite.\r\n«Un viaggio sentimentale che intreccia la storia a fatti personale» - Il Venerdì\r\n\r\n«Questi tour di musei famosi e inconsueti hanno la bellezza e l'emozione di una vera visita» - Kirkus Review\r\n\r\nLasciarsi accompagnare in un museo, ascoltare il racconto di una visita, appassionarsi a un'opera d'arte, condividere la bellezza e l'emozione di un luogo inaspettato. È quanto accade in questa originale celebrazione dei musei del mondo nelle parole di scrittrici e scrittori, attraversando il Prado di Madrid, il Musée Rodin a Parigi, la Frick Collection di New York, sino ai più insoliti e meno conosciuti come il cottage di William Wordsworth in Gran Bretagna o il museo degli ABBA a Stoccolma. Questi saggi personali e narrativi offrono le testimonianze di oltre venti autori e il loro tour nei musei che li hanno ispirati, ossessionati, intimoriti. Il risultato è un affascinante sguardo nella storia, nell'arte, nella letteratura, nella relazione tra gli artisti e la società che li circonda. Julian Barnes e il mistero della casa del silenzio di Sibelius a Järvenpää; Roddy Doyle e il «museo della gente comune» di New York, nei caseggiati del Lower East Side dove vivevano gli immigrati giunti in America dalla fine dell'Ottocento. E poi Ali Smith a Capri, nella Villa San Michele, Aminatta Forna e il Museo delle Relazioni Interrotte di Zagabria, dove si espongono gli oggetti personali donati da ex amanti e il racconto delle loro storie. E ancora il Musée de la Poupée a Parigi, quello della Letteratura a Odessa: ognuna di queste visite è anche una riflessione sul significato del museo come spazio di rappresentazione del mondo. Da alcuni anni l'istituzione museale è al centro di una rilettura critica e storiografica che ne celebra l'utopia della conoscenza, della conservazione del passato, il segno democratico di condivisione del sapere, o al contrario ne denuncia l'impianto elitario e autoritario che trasforma i musei in cattedrali aristocratiche che congelano la storia delle idee e della libertà artistica. La sensibilità letteraria degli scrittori raccolti in queste pagine sembra suscitare ulteriori riflessioni, ed esaltare il ruolo dell'immaginazione e della memoria; è un invito a mettersi in viaggio, a visitare sale e gallerie, ad aprirsi ancora una volta alla scoperta del mondo.
EUR 15.20
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Non mi attirano i piaceri innocenti. Costumi scandalosi nella Parigi del Settecento
"Non mi attirano i piaceri innocenti" affronta la spasmodica ricerca del piacere che della società settecentesca fu forse il tratto più distintivo. Il quadro che ne viene fuori stride con la definizione e l'immagine luminosa così diffusa del Secolo dei Lumi. Ogni piacere era portato all'eccesso, senza limiti, in tutti i campi, ma soprattutto nel sesso. La filosofia aveva stabilito che goderne le gioie era soddisfare un basilare istinto naturale, che non doveva essere represso. E piano piano tutte le convenzioni morali crollarono, una dopo l'altra. Non giocare d'azzardo nei salotti migliori diventò una sgarberia, non frequentare i bordelli o avere una mantenuta una ridicolaggine di cui vergognarsi, se non una vera perversione. La moglie ufficiale regnava nella dimora familiare; nella petite maison, invece, si viveva, con l'amante del momento e con gli amici, nella più completa libertà. Questo stile di vita era regola diffusa per gli uomini. Alle donne si riconobbe finalmente il diritto di godere del piacere dei sensi purché con discrezione. «Noi non abbiamo che un mezzo per riconquistare i nostri diritti - diceva una signora -: fare in segreto quello che voi siete così orgogliosi di fare in pubblico». Quindi nessuna parità di genere, nessuna vera emancipazione se non nei rapporti omosessuali, dove le barriere di classe scomparivano. Le ragazze restavano le vittime dei predatori, senza possibile difesa, soprattutto di fronte a prepotenti nobili e ricchi. Solo le grandi cortigiane di successo potevano usare il sesso come una sorta di rivalsa. In un secolo che ignorava la minima riservatezza, la polizia aveva occhi e orecchie ovunque. Controllava tutti, soprattutto nobili, stranieri e clero, grazie a un esercito di spie ma, preferibilmente, interveniva solo per evitare scandali e prevenire disordini. Ed è quindi anche grazie ai rapporti degli ispettori se conosciamo tanto sulla vita privata nel Settecento francese, e non solo dei privilegiati ma anche degli umili che «volenti o nolenti, a volte come primi attori, a volte come comparse, troppo spesso come vittime, parteciparono a quella continua ricerca del piacere che fu la vita a Parigi nel XVIII secolo».
EUR 17.10
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L' anima e le pietre
«La pietra è Dio, ma non sa quello che è, ed il fatto di non saperlo fa di lei una pietra», scriveva Meister Eckhart. In questo abisso tra inconsapevolezza e pienezza di significato, si immerge l'analisi estetica e metafisica di Aldo Trione. Cosa è la pietra nuda? Nella sua privazione, essa è «cosa» più di ogni altra cosa. E il più spoglio silenzio oltre ogni parola, eppure sta prima di tutto e resterà dopo tutto. Contiene la vita come sua origine, eppure è anche vita consumata. Per i poeti, per i pensatori e per i mistici, la pietra nuda è linguaggio da interrogare. immagine archetipa. Nascono da lei gli dèi e gli uomini. E vicina alla forma pura. Ed è l'immagine del Dio nascosto. È là immobile ma, nella sua immobilità, si nasconde un canto. È presente assoluto, al di sopra di ogni distinzione. E, infine, è lo specchio di una mistica senza redenzione. Tante e diverse figure appaiono lungo l'itinerario di pensieri percorso da Trione in compagnia di autori di diverse epoche, come, tra gli altri, Platone, Bruno, Eckhart, Whitman, Valéry, Poe, Pessoa, Bachelard, Claudel, Caillois, Cioran, Camus. Per disegnare i contorni di una poetica «apersonale».
EUR 11.40
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Ah l'amore l'amore
Una nuova indagine per Rocco Schiavone.\r\n\r\n«“Oh Madonna” disse Italo. “Rocco? Hai sangue…” e gli indicò la schiena. Il vicequestore si mise la mano sopra i muscoli lombari e la ritirò inzaccherata. “Oh porca…” ringhiò». - Rien ne va plus\r\n\r\n«Capirete chi sono davvero Rocco e il suo fratello Manzini e aspetterete la nuova avventura come se fosse l'amico di cui non si può più fare a meno. Specchio bramoso del nostro scontento». - Bruno Ventavoli, Tuttolibri - La Stampa\r\n\r\nNell'ultima pagina di Rien ne va plus abbiamo lasciato Rocco Schiavone ferito in un lago di sangue. Ora è in ospedale dopo l'intervento di nefroctomia che ha subito, la stessa operazione che ha portato alla morte uno dei ricoverati del reparto, a quanto pare a causa di un errore di trasfusione. Così costretto all'immobilità, di malumore, Rocco comincia ad interessarsi a quel decesso in sala operatoria che ha tutta l'aria di essere l'ennesimo episodio di malasanità. Ma fa presto a capire che non può trattarsi di un errore umano anche perché si è fatto spiegare bene dal primario Filippo Negri le procedure in casi del genere. Per andare a fondo della questione sguinzaglia dal suo letto tutta la squadra, e segue l'andamento delle indagini, a partire dalle informazioni sul morto, Renato Sirchia, un facoltoso imprenditore di salumi della zona, casa sfarzosa, abitudini da ricco, gran lavoratore. Dietro il lusso però si cela una realtà economica disastrosa, la fabbrica è piena di debiti e salta anche fuori una consistente assicurazione sulla vita. Rocco non riesce a stare a guardare e uscito di nascosto dall'ospedale incontra la moglie e il figlio di Sirchia, Lorenzo, fresco di studi aziendali e con idee di conduzione assai diverse da quelle del padre. Le cose però non sono così semplici come appaiono e Schiavone non si fa incantare dalla soluzione più facile. Attorno a lui, le luci del Natale, i neon del reparto (non si sa quali lo deprimano di più), i panettoncini, unico cibo commestibile, gli infermieri comprensivi, il vicino di letto intollerabile e soprattutto i suoi che vanno e vengono incessantemente, lo coprono nelle sue fughe, lo assecondano e non aspettano altro che il vicequestore ritorni in servizio. Soprattutto Antonio Scipioni, che sta sostituendo Rocco ma che è alle prese con situazioni amorose da commedia degli equivoci, le tre donne con cui ha intrecciato relazioni amorose e che era riuscito a non fare mai incontrare, ora rischiano di ritrovarsi tutte e tre ad Aosta. L'unico a potergli dispensare dei consigli è proprio Schiavone.
EUR 14.25
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Lo splendore del niente e altre storie
Vincitore della XXXII edizione del Premio Chiara 2020Storie di donne ribelli, di coraggio e di resistenza. Sullo sfondo di una Sicilia che dalla Spagna passa ai Savoia, poi agli Asburgo e quindi ai Borbone di Spagna, Maria Attanasio attraverso il racconto storico si riappropria del passato e lo interpreta con sensibilità e forza. Ci rende consapevoli di figure ai margini della storia, rendendole protagoniste grazie anche alla sua scrittura poetica efficace e assolutamente unica.\r\n«Si nasce per caso in un luogo, che può diventare scelta, destino. E destino di scrittura è stata per me Caltagirone, l'immaginaria Calacte della maggior parte di questi racconti. Storie soprattutto di donne - ribelli non rassegnate - di cui spesso resta solo un gesto, un dettaglio, impigliato in vecchi libri o nelle scritture di cronisti locali: frammenti dell'immemore genealogia delle madri, che arrivano a me, si insediano in me, fino a quando non restituisco loro parola e identità. Ricostruendo, tra immaginario storico e tracce documentali, il pensare e l'operare di Catarina, Francisca, Annarcangela, Ignazia, ma anche delle protagoniste degli altri racconti, la mia vita si è fusa con la loro in una sorta di transfert, di autobiografia traslata nel tempo dell'esclusione dal linguaggio che ha caratterizzato l'identità di genere; dove però è possibile ritrovare sorprendenti storie di coraggio e di resistenza alla discriminazione e all'ingiustizia» (Maria Attanasio, dalla Nota introduttiva).\r\nRaccogliere in un unico volume questi racconti, variamente editi tra il 1994 e il 2014, corrisponde alla necessità di dare più completa conoscenza ai lettori di una scrittrice appartata ma la cui opera è accompagnata oggi da una crescente attenzione, da una continua curiosità. Il volume mette assieme: la lunga novella, quasi un breve romanzo, Correva l'anno 1698, che dissotterra la vicenda di Francisca, uomo-femmina, «masculu fora e fimmina intra»; la bellissima Lo splendore del niente - storia di potenza flaubertiana di Ignazia Perremuto, di superba e nobile famiglia, che a lussi, amori e doveri propri del suo stato preferisce contemplare il nulla, prefigurando le ribellioni alla sottomissione femminile -, oltre a più rapide escursioni attraverso destini di donne del Settecento. Recuperati, tutti, dalle antiche cronache e riportati in vita da una scrittura che suscita immagini a ogni rigo.
EUR 13.30
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Felici di crescere
Finalista al premio Viareggio-Rèpaci 2020, sezione Narrativa\r\nTempo di guerra. Dopo la fuga dal collegio che lo ospitava, Guido, ragazzo di Torino, deve raggiungere la madre nel paesino dove è sfollata. Già lungo la strada, respira un clima di avventura e di libertà. Ma è nella nuova comunità che lo accoglie con naturalezza, che gli sembrerà di conoscere una nuova vita, quasi plasmata sulla sua misura spirituale. «Qui gli tocca crescere e maturare, tra queste colline che scopre misteriosamente materne». Mentre vive una fresca storia d'amore tra adolescenti, diventa testimone partecipe delle spietate rappresaglie nazifasciste e della guerriglia partigiana. I luoghi e le atmosfere, sicura mente autobiografiche, in cui Lorenzo Mondo (1931, scrittore, giornalista e critico letterario) soavemente conduce il lettore, sono quelli di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese, dei quali è cultore e studioso.
EUR 12.35
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I cerchi nell'acqua
Due storie parallele, due storiacce di guardie e di ladri, due storie nere, anzi nerissime. È la Milano di Alessandro Robecchi, la capitale morale, l'epicentro dei Tempi nuovi, la città di Carlo Monterossi. E quelle due storie sono un romanzo di ossessione e riscatto, di giustizia solitaria e vendetta. Con il passato che sempre incombe, e si allarga ad avvolgere il presente, come i cerchi nell'acqua dopo una sassata.\r\n\r\n\r\n«Robecchi dirige con sapienza e orchestra, attraverso strade e piazze, centro e periferia, le azioni dei suoi personaggi. La città vive e respira in queste pagine» - Paolo Mauri, LA REPUBBLICA\r\n\r\n«Il paese (cari miei) è quello che è, ci dice senza mai perdere un colpo Alessandro Robecchi, con impeccabile costruzione della battuta e consumata sapienza nel tenere alta la tensione» - Raffaella Silipo, TUTTOLIBRI - LA STAMPA\r\n\r\n«La macchina puzza di fumo vecchio e cane bagnato, ogni tanto Carella pensa che quello sia l'odore della polizia». Si è messo a caccia. Da solo, senza dirlo a nessuno. Ferie arretrate, un po' di soldi da parte, una vecchia faccenda da sistemare. Una di quelle per cui Carella - lo sbirro, il segugio che contesta gli ordini e fa sempre di testa sua - può perderci il sonno. Si è appostato con la macchina di fronte al carcere di Bollate, a osservare il suo uomo mentre esce dalla galera dopo cinque anni di reclusione. Carella chiude gli occhi, si sente calmo, freddo e calmo. «Ti prendo», si dice.\r\n«Sono la Franca, Ghezzi, si ricorda?». Il sovrintendente Ghezzi se la ricorda bene. Era l'inizio della sua carriera, sono passati trent'anni, un'indagine che l'aveva portato al suo primo arresto. Per il giovane Ghezzi quella donna era stata bellissima. Le fossette scavate nelle guance, il mistero e l'erotismo di una che faceva le marchette, simpatica e innamorata del suo uomo. Erano una bella coppia. E ora l'uomo è scomparso, e la donna è tornata, davanti casa addirittura, e vuole l'aiuto di Ghezzi. Come fa a tirarsi indietro? Persino la Rosa, la moglie, l'ha capito subito. «Tu fai il difficile, ma domani mattina sei già lì che fai domande, ti conosco».
EUR 14.25
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Topeka school. Ediz. italiana
Una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l'ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni. \r\n«Nel raccontare, alternando i punti di vista, la vita del figlio e dei genitori, i miti dell'uno e le ipocrisie degli altri due, Lerner analizza in realtà la società americana del decennio che porta ai Duemila: il razzismo persistente, i fallimenti della borghesia, lo svuotarsi della politica. Dove ciò che conta di più è saper dire la cosa giusta» - Robinson\r\n«Topeka School è un romanzo di esilarante ricchezza intellettuale, di penetrante sguardo sociale e di profonda sensibilità psicologica. Per quanto sia possibile parlare di futuro, credo che il futuro del romanzo sia questo» - Sally Rooney, autrice di Persone normali\r\n\r\nAdam Gordon è uno studente dell'ultimo anno di liceo alla Topeka High School. La madre è una celebre autrice femminista, il padre ha il talento di convincere i ragazzi difficili a parlare e ad aprirsi. Entrambi lavorano in una prestigiosa clinica psichiatrica che ha attratto medici e pazienti da ogni parte del mondo. Il figlio è un campione nell'arte del dibattito pubblico, una disciplina agonistica in cui le parole sono armi fatali e ci si scontra al fuoco di argomenti e controargomenti fin quando non si lascia l'avversario senza fiato. Adam sogna di diventare un poeta ma al tempo stesso è riuscito a integrarsi nel branco e ha capito che non bisogna mai mostrarsi deboli per non soccombere nella brutale competizione dei giovani maschi. Tra i suoi amici c'è un ragazzo problematico, che ha deciso di aiutare accogliendolo nel suo giro. Ma il risultato sarà una catastrofe.\r\nTopeka School è una storia di famiglia ambientata negli anni Novanta nel Midwest americano, un racconto di adolescenza e trasgressione, una diagnosi delle condizioni economiche, sociali, individuali che hanno sospinto l'ascesa di un linguaggio sprezzante e conflittuale che è diventato la nuova norma nella vita di tutti i giorni. Ben Lerner narra da diversi punti di vista i fallimenti e i successi dei Gordon, lo spettro di un passato violento, i tradimenti tra i coniugi, la sfida di crescere un figlio immerso in un tossico ambiente maschile. E il romanzo è anche una sorta di preistoria del nostro presente, del collasso del discorso pubblico sepolto dal diluvio delle parole dei social, e intuisce l'emergere di un nuovo pensiero che dalla crisi di identità dei maschi bianchi fa scaturire un desiderio di rivalsa e di potere. È stato definito il libro migliore del più talentuoso tra gli scrittori della sua generazione, e il maggiore romanzo dell'epoca di Donald Trump. Di certo è un'opera complessa, ambiziosa, unica, che conduce i lettori lungo una strada poco frequentata della letteratura di oggi.
EUR 15.20
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Lontano lontano
Il professore e il Vichingo, vecchi amici di Trastevere, decidono di andare lontano lontano («I pensionati in Italia se ne vanno tutti, che non lo sai?»). Raccogliendo informazioni, incontrano Attilio, coetaneo, mezzo robivecchi mezzo antiquario con baracca a Porta Portese. Anche a lui l'idea piace, non per nulla definisce se stesso «un cittadino del mondo». I preparativi per la partenza sono movimentati: ogni esistenza, per quanto appartata, presenta mille legami da lacerare, fatti, luoghi, persone. Nel corso dei quali gli avventurosi si accorgono di cose che, nel tran tran dell'insoddisfazione quotidiana, non riuscivano a notare. A ben guardare, quel quotidiano tanto male non è. Si è cementata un'amicizia divertente, la città splendida in fondo è anche benevola, càpitano incontri che promettono un futuro. Il problema è come fare a tornare indietro sulle decisioni senza perdere la faccia. Da questo racconto il film, regia dello stesso Di Gregorio, Lontano lontano. Aiòn è la prima storia del trittico. Il titolo è una parola del greco antico di spessore filosofico: Aiòn è il figlio di Crono, il Tempo, e sta per l'«attimo» fuggevole che frantuma il presente, il «tempo eterno», la «durata». «Aiòn è un bambino che gioca» è un frammento di Eraclito. Nel racconto di Di Gregorio il protagonista è un cinquantenne figlio di mamma che ha vissuto tutta la vita come se il suo tempo fosse l'eterno, senz'altro impegno che di occuparsi in modo pressante della madre. Cosa rimane? Il secondo racconto, Incantesimo, parla di un equilibrio che sembra passeggero che più non si può. In un paesino tranquillo alle porte di Roma vive una madre, sora Maria, con i due figli grandi (le sorelle se ne sono andate da tempo), Virgilio ed Emilio. Famiglia benestante, i figli hanno la loro sicurezza economica, la madre è una vera autorità morale per tutto il paese, un riferimento di saggezza. Tutti si aspettano che Virgilio ed Emilio, che dormono nella stessa camera come fanciulli, si facciano una propria vita. Sora Maria fa molto per evitarlo. Ma quell'equilibrio è un incantesimo che non si può spezzare senza che il mondo crolli. Di Gregorio ci parla di situazioni strane e verosimili, pescate dall'infinito repertorio della vita osservata. E coglie della forma racconto la vera funzione: trarre un significato, un destino, una beffa da una vicenda che succede.
EUR 12.35
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Storia della bambina che volle fermare il tempo
Una notte la polizia trova in strada una ragazzina. Sostiene di avere quattordici anni, ma non ricorda come si chiama, dove vive o chi siano i suoi genitori e l'unica cosa che ha con sé è un secchio vuoto. Grande e grossa, con un corpo sgraziato, viene portata in un istituto e lasciata al suo destino di orfana. Un romanzo breve che assume la forma del giallo e della favola, una storia dai tratti inquietanti e insieme delicata e raffinata, che cresce per svelarsi lentamente sino a un finale inaspettato.
EUR 7.80
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I «mestieri» di Primo Levi
Con l'originalità e la cordialità ben nota, il linguista Gian Luigi Beccaria guida il lettore alla scoperta del «sorridente» mestiere ufficioso dell'autore di Se questo è un uomo. Un'analisi letteraria, avvincente nella lettura e divertente nel contenuto, che intreccia in modo abile e lineare i testi dello scrittore e gli interventi di critica, e dentro cui perdersi alla ricerca di un narratore capace di uno scambio di sensi con il lettore. Con l'originalità e la cordialità ben nota, il linguista Gian Luigi Beccaria guida il lettore alla scoperta del «sorridente» mestiere ufficioso dell'autore di Se questo è un uomo. Il mescolarsi di chimica e di scrittura troverà nel Sistema periodico una miracolosa soluzione, quando «le cose della tecnica» sono viste «con l'occhio del letterato, e le lettere con l'occhio del tecnico».
EUR 11.40
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La piccola conformista
Una saga famigliare divertente e amara che ha fatto innamorare i librai francesi.\r\nUn romanzo comico e lucido in cui la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità.\r\n«Il romanzo di Ingrid Seyman racconta l'atmosfera post-Sessantotto con umorismo e divertimento» - Stefano Montefiori, la Lettura\r\n«È impossibile riassumere tutte le avventure di questo romanzo fuori dal comune, con il suo caustico umorismo che potrebbe ribaltarsi in dramma in qualsiasi momento» - Livres HebdoSono nata da destra, in una famiglia di sinistra [...], il giorno di Natale per la disperazione di quell'atea di mia madre - che non mi aspettava così presto - e di quell'ebreo di mio padreLa piccola conformista è un romanzo quasi completamente affidato alla voce di un personaggio. Basta sfogliare qualche pagina, leggere le prime righe, ed eccola lì l'eroina della storia, Esther Dahan. Comica, senza freni inibitori, tagliente, forse indimenticabile.\r\nEsther è una bambina intimamente conservatrice, si autodefinisce «di destra» e si è trovata a crescere in una famiglia di sinistra negli anni Settanta a Marsiglia. Da irriducibile reazionaria sogna l'ordine, il rispetto delle regole, i «vestitini blu» delle brave ragazze cattoliche, desidera una vita inquadrata dalla normalità. In casa sua, a parte lei, tutti sono eccentrici, girano nudi, si lanciano piatti quando litigano, rifuggono regole e comportamenti conformisti, perbenisti, benpensanti. La madre, atea, anticapitalista e sessantottina, lavora come segretaria al municipio. Il padre è un ebreo francese nato in Algeria, ed esorcizza l'ansia di un prossimo olocausto stilando liste maniacali di compiti da svolgere. Si aggiungono poi un fratello minore iperattivo e i nonni paterni, che vivono nel ricordo nostalgico del glorioso passato nell'Algeria francese e trascorrono le giornate giocando alla roulette con i ceci, che serviranno poi a cucinare il cuscus domenicale.\r\nL'esistenza di Esther subisce una svolta quando i genitori, imprigionati nelle loro contraddizioni, decidono inspiegabilmente di mandarla in pasto al nemico, ossia in una scuola cattolica nel quartiere più borghese di tutta Marsiglia. Esther trova forse il suo paradiso personale, osserva e riflette sullo stile di vita dei genitori, dei nonni, delle compagne così diverse da lei, fin quando un segreto custodito a lungo metterà tutto in discussione.\r\nLa comicità può raccontare anche gli aspetti più oscuri degli individui, l'ironia e la lucidità possono sondare il mistero della felicità e del dolore. In questo romanzo il desiderio di voler essere come tutti gli altri fa esplodere ogni logica parentale e ogni lessico familiare, e la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità, con un sorriso a rischiarare il buio.
EUR 14.25