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Le transizioni
Una nuova sorprendente voce nella letteratura contemporanea internazionale. A 28 anni Pajtim Statovci è l'autore di uno dei romanzi europei più celebrati degli ultimi anni.\r\n\r\n«Questa è l'opera di un romanziere già maturo, in una tradizione che va da Camus a Kafka, da Kadare a Kristeva. Di una bellezza brutale» - The Guardian\r\n\r\n«La scrittura di Statovci è di un lirismo toccante, capace di comprimere in una sola frase rabbia e desiderio, la malinconia e il dettaglio più minuto» - The New Yorker\r\n\r\nBujar è un uomo che sa diventare una donna: può essere una meravigliosa ragazza di Sarajevo che attrae uomini di ogni età o un affascinante giovane spagnolo che fa innamorare ragazze alle quali non sa concedersi. Tra Orlando di Virginia Woolf e Tom Ripley di Patricia Highsmith, Bujar crea continuamente se stesso e la propria storia perché può scegliere chi è, la sua nazionalità, il sesso, semplicemente aprendo la bocca e parlando, nel racconto di una vita trascorsa in viaggio e in fuga, dall'Albania all'America, passando per Roma, Madrid, Berlino, Helsinki.\r\nBujar narra la sua storia in prima persona, a partire dall'adolescenza poverissima a Tirana. La morte del padre, il dolore della madre, la scomparsa della sorella, e poi l'amicizia con Agim, coetaneo e vicino di casa, rifiutato dalla famiglia per il suo orientamento sessuale. Entrambi fuori luogo in un paese devastato, sempre più dipendenti l'uno dall'altro, decidono per la fuga, a caccia di un futuro che gli appartenga. Vivono per le strade di Tirana, poi sulla costa, fino al viaggio da clandestini in Italia attraverso l'Adriatico. Dall'isolamento, l'umiliazione, la vergogna, nascerà un nuovo Bujar.\r\nEmozionante riflessione letteraria sull'identità condotta con una sensibilità innovativa e spiazzante, il romanzo segna il talento di un autore giovanissimo, capace di raccontare l'appartenenza e l'esclusione, l'amore e la crudeltà in un libro «che come una potente fenice sorge dalle ceneri del secolo precedente» (The Guardian).
EUR 15.20
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La verità su Amedeo Consonni
Francesco Recami tiene le fila di tutti i personaggi della saga, interseca le storie, scombina i giochi, spiazza il lettore fino a ricomporre tutto come in un gioco di prestigio.\r\n\r\n«Un'autentica commedia noir degli equivoci che dà vita a una sorta di Albergo del libero scambio, purché però alla pochade di Feydeau, incentrata su un tourbillon di corna, si sostituiscano cadaveri che vanno, vengono e risorgono, mariti che scompaiono…» - Ermanno Paccagnini, Corriere della Sera\r\n\r\nLa professoressa Angela Mattioli ha fatto presto a consolarsi dopo la dipartita del pensionato Amedeo Consonni, crivellato di colpi sul ballatoio di casa come i lettori di Morte di un ex tappezziere ricorderanno. Se ne è andata sulla riviera ligure e lì vive in una villetta da un milione di euro con vista sul porticciolo di Camogli. La vita di Angela e di Alberto Scevola, così si chiama il suo nuovo uomo, trascorre fin troppo tranquilla. Lei fa brevi incursioni a Milano, così Alberto si concede lunghe passeggiate e annoiati pomeriggi in casa; un giorno quasi per caso forando un muro scopre una intercapedine, una specie di nascondiglio, e dentro 160 lingotti d'oro, per un valore approssimativo di 124 milioni di euro. Troppo per non perdere la testa e ammalarsi seriamente. Questo è solo l'inizio del grande affresco finale della Casa di ringhiera, e se la scena si sposta a Camogli è solo per poco perché presto ritroviamo nel condominio milanese tutti gli inquilini, ognuno alle prese con le sue fissazioni e miserie; la signorina Mattei-Ferri, l'anziana invalida che vuol vendicarsi del badante Claudio usando i suoi figli, gli smaliziati adolescenti Gianmarco e Margherita, l'ottuagenario De Angelis ossessionato non più dalla BMW 16 valvole ma da presenze luciferine, i peruviani che spariscono uno a uno, l'architetto Du Vivier in versione seduttore… e poi ci sono nuove figure in palcoscenico: il giornalista ficcanaso, l'avvenente Yutta, di cui tutti si innamorano, un'antica fiamma della Mattioli. Ed Enrico? Sì, anche lui vivrà un momento decisivo. A dispetto dei suoi 5 anni il più saggio di tutti.
EUR 14.25
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Prima di noi
Vincitore del Premio Bagutta 2021 - Vincitore della 46.ma edizione del Premio Letterario Internazionale MondelloFinalista del premio Lattes Grinzane 2020Il romanzo più importante e ambizioso di Giorgio Fontana, vincitore del Premio Campiello 2014. La povertà e il riscatto, la fede e la politica, l'urlo della rabbia e il silenzio delle parole. Una saga del Novecento, raccontata con la sensibilità del XXI secolo.\r\n\r\n«Questo romanzo è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa la storia da parte a parte e fuoriesce dal presente, trasformando il lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore» - Claudia Durastanti\r\n\r\n«Si parla tanto del Grande Romanzo Americano. E quello italiano? Un grande romanzo italiano l'ha scritto Giorgio Fontana. Eccolo. C'è la forza del passato, l'avventura, ci sono gli amori che siamo stati: è il libro di questa nostra vita. Leggerlo è sapere chi siamo oggi» - Marco Missiroli\r\n\r\n\r\nUna famiglia del Nord Italia, tra l'inizio di un secolo e l'avvento di un altro. La metamorfosi \r\ncontinua della specie, che nasce contadina, diventa proletaria e poi borghese, e poi chissà. L'esodo e la deriva, dalla montagna alla pianura, dal borgo alla periferia, dalla provincia alla metropoli. Il tempo che scorre, il passato che impasta il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre, l'unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri.\r\nÈ questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i Sartori da quando il primo di loro fugge dall'esercito dopo la ritirata di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Fino ai giorni nostri, quelli di una giovane donna che visita la tomba del suo bisnonno. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, dal Friuli rurale alla Milano contemporanea, dalle guerre mondiali alla ricostruzione alla globalizzazione, dal lavoro nei campi alle scrivanie delle multinazionali. È circa un secolo, che mai diventa breve: per i Sartori contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, la stasi. Sempre la lotta e quasi mai la calma, o la sensazione definitiva della felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse non ci credono neppure nella felicità. Perché se ogni posto nel mondo è una merda, è meglio imparare a vivere, e stare lì dove la vita ci manda.\r\nRomanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, forse il primo di uno scrittore sotto i quarant'anni, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un'eredità che sembra andata in malora. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare una stirpe alla solitudine? La risposta a queste domande è nella voce di un secolo nuovo, e nello sguardo di chi si accinge a viverlo.
EUR 20.90
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Lo spettatore musicale
I saggi che Piero Violante mette in sequenza in questo libro - quasi un omaggio a Adorno a cinquant'anni dalla morte - insistono su quella intuizione secondo cui la musica austrotedesca, a partire da Schubert, è profezia e protocollo della malaise del moderno; evidenziano la complessa e ambigua dimensione sociale e politica della musica in due «ferite»: la Grande Guerra e Auschwitz; s'interrogano sul protonazismo che Wagner anticipò nei suoi scritti per sostenere una nazionalizzazione delle masse all'insegna dell'antisemitismo; si soffermano sull'esemplare resistenza alla musica-crisi di Richard Strauss e di Erich Korngold: l'ultimo enfant prodige del mondo di ieri che con maestria caramellò il morbide fin de siècle.Con America di Kafka sottobraccio, Theodor W. Adorno sbarcò a New York il 23 febbraio 1938, e, come Karl Rossmann, protagonista del romanzo, vide la Statua della Libertà innalzare una spada. Un brivido gli passò per la schiena. Al porto lo attendeva il sociologo viennese Paul Lazarsfeld, direttore del Princeton Project (sull'uso della musica alla radio), che lo aveva ingaggiato. Preso dalla lettura di America, Adorno scambiò la sede, a Newark, del Princeton Project, per il teatro naturale dell'Oklahoma e si immedesimò in Karl Rossmann sino a condividerne la sorte: Karl si era offerto come attore ma venne ingaggiato dal teatro come operaio. Adorno si attendeva che al Princeton Project gli chiedessero delle «intuizioni centrali» su musica e società; gli chiesero invece delle «informazioni utili». Indignato, all'ombra della spada che Kafka gli aveva fatto vedere e della sventura che quella spada minacciava, si recò in California per scrivere con Horkheimer Dialettica dell'Illuminismo. L'intuizione centrale che Lazarsfeld non gli chiese argomentava la musica come fattore di crisi e non di ricomposizione sociale.
EUR 17.10
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Conosci l'estate?
Conosci l'estate? scandaglia senza trovare fondo il tema della colpa e dell'innocenza. E dietro la vicenda gialla traspare il vero cuore del romanzo: il ritratto commovente, quasi un diario, di una donna che avverte che in lei «si sta allargando il buio», che è lei «quella diversa» e perciò attraversa la vita in modo totale con tristezza e divertimento, malinconia ed entusiasmo, dolore e godimento.\r\n\r\nViola, romana trapiantata a Palermo per un combinarsi di caso e di scelta, è un «volto televisivo», una giornalista tv. Ha un disturbo della percezione (lei preferisce «una particolarità»), la sinestesia: ogni cosa, ogni luogo, ogni persona che guarda si unisce, per lei, a una musica e la musica a un colore; ma non tutti, alcuni non hanno musica e quindi colore, «meglio tenersi lontani». A questo si accompagna una più grave malattia degenerativa, «neuroni bucati» che, senza disabilitarla, determinano il suo modo di muoversi e l'approccio alla realtà. Nel pieno di un'ondata di scirocco è morta strangolata Romina, una ventenne di buona famiglia. È immediatamente sospettato Zefir, un popolarissimo cantautore. Viola vaga per tutti i luoghi coinvolti dal crimine, conducendo la sua vita movimentata, curiosando nelle case e nelle giornate di ogni tipo di gente. Santo, l'ex caporedattore, trincerato dietro tenaci silenzi la mette in contatto con un suo amico, un poliziotto che lei chiama Zelig perché cangiante di colore, il quale sembra sfruttare le sue intuizioni, le sue visioni, l'abilità di profittare del caso. L'inchiesta diventa una storia in una prima persona insolita, né flusso di coscienza né descrizione; un registrare emozioni, eventi e coincidenze lontani, mischiati a pensieri contemporanei su se stessa, sulla città, su fatti e persone, con spirito ironia sarcasmo pena cinismo amore, sentimenti tutti orientati all'obiettivo di rubare la verità a una realtà frammentaria. Conosci l'estate? scandaglia senza trovare fondo il tema della colpa e dell'innocenza. E dietro la vicenda gialla traspare il vero cuore del romanzo: il ritratto commovente, quasi un diario, di una donna che avverte che in lei «si sta allargando il buio», che è lei «quella diversa» e perciò attraversa la vita in modo totale con tristezza e divertimento, malinconia ed entusiasmo, dolore e godimento. Di queste contraddizioni Palermo è il simbolo oltre che il luogo, «città ossimoro»: i suoi odori, la sua compassione e ferocia; e l'Altra Palermo disillusa, «più ipocrita e indifferente di prima». Ma è a Viola che non si può non voler bene.
EUR 13.30
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L' invincibile
Stanisław Lem, insieme a Philip K. Dick tra i grandi maestri della fantascienza moderna, anticipa domande e dilemmi dei nostri tempi in un romanzo sull'uomo e il suo rapporto con l'universo, sulla robotica e i rischi legati allo sviluppo dell'intelligenza artificiale.L'incrociatore galattico Invincibile raggiunge il pianeta Regis III della costellazione della Lira, distante anni luce dalla Terra. La missione è di rintracciare un'astronave gemella e il suo equipaggio. Agli occhi dell'ufficiale Rohan e dell'astrogatore Horpach, e dei soldati e scienziati che compongono l'equipaggio dell'Invincibile, si affaccia un paesaggio sinistro: una distesa di sabbia del tutto spoglia, contornata da oceani d'acqua. Il mistero traspare anche da altri segni: gigantesche formazioni che sembrano comporre le rovine di una «città» che non somigliava a nulla che occhio umano avesse mai visto; acque popolate da esseri simili ai pesci terrestri ma in più dotati di una particolare sensibilità ai campi magnetici. L'avventura che Rohan e Horpach affrontano è a rischio estremo, ma soprattutto rivela una realtà che sconvolge le loro più strutturate certezze, cognitive così come esistenziali. Il polacco Stanisław Lem è tra i maestri della fantascienza moderna. I critici lo considerano una sorta di Conrad degli spazi, per il suo modo (Francesco Cataluccio, nella Nota al volume, parla di «esplorazioni esistenziali») di affidare le azioni avventurose a personaggi psicologicamente tormentati. Era inoltre il tenace assertore di una narrativa che libera gli scenari fantastici più arditi partendo da una base di severo rigore scientifico. Così i suoi romanzi pongono con forza alcune domande: cos'è una vita? Cos'è una mente? Intelligenze aliene possono comunicare tra loro? Esisterà un evoluzionismo artificiale, non biologico? Ed è straordinario come questi interrogativi siano oggi ancora più attuali di quando scrisse.
EUR 13.30
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Le vite che nessuno vede
Racconti dal vero, ritratti di uomini e donne al margine dell'invisibilità, cronache di battaglie vinte e perdute per la sopravvivenza. Selezionato per il National Book Award 2019.\r\n«Brum scrive saggi poetici e immersivi, creando un coro polifonico di voci e di sguardi, investigando le cose delicate che rendono possibile la vita». - The New Yorker\r\nA partire da una rubrica giornalistica in cui scriveva di «persone comuni», Eliane Brum negli ultimi anni ha innovato il genere del reportage e dell'inchiesta narrativa con un carattere e una voce unici. Ha affinato la sua sapienza nel ritrarre gli individui e la resa letteraria delle loro voci, ha coltivato una lucidità intellettuale che rende le sue cronache un appassionante viaggio nelle pieghe profonde della realtà. Nelle sue narrazioni il Brasile contemporaneo, o meglio i Brasili, perché per lei è un paese che esiste solo al plurale, diventa specchio del mondo intero, della diseguaglianza economica, della fatica di vivere, della solitudine di chi non possiede quasi nulla, se non il tempo limitato della propria esistenza.\r\nSono storie «talmente reali da sembrare inventate»: le levatrici indie che fanno nascere intere generazioni di bambini senza mai eseguire un taglio nel corpo delle partorienti; le madri delle favelas che vedono i figli entrare nel narcotraffico e si preparano a pagare a rate la loro sfortuna; un facchino abusivo dell'aeroporto di Porto Alegre che sogna di valicare la misteriosa frontiera da cui compaiono i passeggeri e di salire su un aereo, perché tutti quelli che scendono hanno l'aria felice; la guerra personale e collettiva, che assume i toni di una vicenda epica, di João e Raimunda, espulsi dalla loro terra per la costruzione di una diga. Per Brum nell'atto del racconto non esistono vite normali o straordinarie, ciò che le interessa è contrastare l'assuefazione degli sguardi che non vedono più quanto accade intorno a noi.\r\nAccompagnando i suoi personaggi, esseri umani di ogni tipo e colore, lasciando spazio alle loro parole, Eliane Brum è al tempo stesso sensibile e avventurosa, documentata e immaginifica. Ha avuto con questo libro l'ambizione di scolpire nel linguaggio del racconto una ribellione quieta e invincibile, quella di uomini e donne in bilico sull'oblio
EUR 15.20
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La prima indagine di Montalbano
I primi passi del commissario più amato d'Italia in tre storie imperdibili, una gioia per i lettori affezionati, il migliore inizio per chi ancora non lo conosce.Il libro comprende tre romanzi brevi: tre indagini di Montalbano dislocate in fasi diverse della carriera del commissario. L'indagine centrale è quella più lontana nel tempo, addirittura la prima affrontata dal giovane Montalbano fresco di nomina a Vigàta. Sono storie inquinate da una brutalità tormentosamente folle, oppure barbara e arrogante, o puramente delinquenziale. Non manca una certa oscenità degli impulsi crudeli. Contro la riuscita dei propositi criminali si erge la mente analitica di Montalbano. La sua capacità di scomporre e sdipanare le trame più insidiose, magari con le argute stravaganze di calcolate illegalità e la sornioneria disinvolta delle «farfantarìe». Il primo romanzo è un giallo enigmistico, arduo da decrittare. La sfida potrebbe risolversi in una farsa o in una tragedia. Il ritmo è febbrile. Tiene tutti sospesi sino alla fine, sull'orlo di un possibile, immane orrore. E intanto si succedono, da un lunedì all'altro, gli «omicidi» incongrui di animali di progressiva grandezza: da un cefalo a un elefante. Ogni «omicidio» è accompagnato da un breve messaggio scritto, di irresponsabile metafisicità. Il secondo romanzo è un labirinto che sembra costruito dal caso. Vi si entra inavvertitamente. E non si sa poi come uscirne. Ha al centro una fanciulla enigmatica, una serva analfabeta, violentata quand'era minorenne e poi più volte abusata. Ed è abitato da bulli di mafia e onorevoli conniventi. Tra incongruenze che fanno attrito, dominano gli impulsi biechi, le molestie, le volgarità, la tensione. Si rabbrividisce talvolta. Il delitto è sognato, tentato. È un'atmosfera cupa e torbida. Nell'ultimo romanzo «è sparita una picciliddra di tri anni». La bambina è stata presto ritrovata, Montalbano sente odore di marcio. Non è convinto. Tutto sembra chiaro: un incidente da nulla, durante una scampagnata. Ma le apparenze non lo ingannano. Si addentra così in un triste giallo famigliare, con compromissioni mafiose. Il libro uscì in prima edizione da Mondadori nel 2004, mentre Camilleri cominciava a scrivere l'ultima indagine di Montalbano, Riccardino. Ci si convince che Camilleri abbia voluto completare la biografia del commissario aggiungendo le origini della sua carriera. E con geniale mossa narrativa abbia voluto far coincidere la figura di Montalbano con il panorama naturale delle sue vicende. Sta di fatto che il giovane commissario viene introdotto come «omo di mare» nel suo paesaggio vitale, con arenili, barbagli di acque, e aromi salsi; e che Montalbano, in Riccardino, si congeda portando con sé il «paisaggio» di Vigàta. Malinconicamente. (Salvatore Silvano Nigro)
EUR 14.25
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L' affronto
Attraverso una storia avvincente, il cui eroe oscuro è un poliziotto che indaga un atto di violenza sulla propria moglie, Yasmina Khadra ci offre un intenso viaggio letterario e un'inchiesta di grande tensione psicologica in una Tangeri dominata dalla corruzione, dal vizio e dalla violenza.\r\n«Autore algerino dallo pseudonimo femminile, Yasmina Khadra stavolta racconta la violenza su una donna. E soprattutto le sue conseguenze» - Daria Galateria, Robinson\r\n\r\nSarah, bella signora di una famiglia ricca e potente del regno del Marocco, è stata violentata nella sua villa a Tangeri. Quella notte, Driss, il marito, era assente. È un funzionario di polizia di umili origini che ha fatto carriera grazie alla protezione del suocero. Le indagini, secondo un costume consolidato, si avviano in modo inerte; il vicecommissario di turno se la prende con un disgraziato qualunque, preoccupandosi soprattutto di salvaguardare se stesso. Finché Driss non prende in mano il caso e lo porta avanti in modo nevrotico. Circondato dall'invidia, non troppo sotterranea, dei colleghi, spinto da un sentimento diviso tra l'amore e la vendetta d'onore, arriva a lambire gli ambienti più privilegiati.\r\nÈ sottilmente bravo Yasmina Khadra a unire allo svolgimento incalzante della trama l'approfondimento psicologico di un conflitto importante. Il marito è sincero nel dolore, ma istintivamente sente oltraggiata la propria atavica supremazia proprietaria nei confronti della donna; la moglie avverte il proprio corpo «che ormai è solo carne contaminata», ma rifiuta di soccombere a una cultura che per tradizione la vuole colpevole e che giustifica la ripugnanza del marito. I romanzi di Khadra, da anni tradotti in tutto il mondo, sono polizieschi che mirano a rappresentare una realtà più vasta. Il gioco dei personaggi, la loro inconfondibile caratterizzazione, gli permettono di attraversare, registrandone cause e fenomeni, l'intera stratificazione sociale. Una società claustrofobica, impaurita e diseguale, ma non tanto lontana, in fondo, dalla nostra.
EUR 13.30
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Millenovecentottantaquattro
L'ultimo romanzo scritto da George Orwell, pubblicato nel 1949, è tra i più famosi del ventesimo secolo. Straordinario laboratorio linguistico, fucina di un immaginario che si è riversato in ogni forma della cultura popolare, dalla musica all'intrattenimento televisivo, Millenovecentottantaquattro viene proposto in una nuova traduzione a cura dello scrittore Tommaso Pincio che negli anni si è dedicato allo studio di Orwell e della sua opera.Più o meno tutti conoscono la fortuna di Millenovecentottantaquattro. Il capolavoro di Orwell, scritto nel 1948 e pubblicato nel 1950, in piena guerra fredda, fu spesso usato da ogni parte per fini di lotta ideologica. Nel tempo è diventato il prototipo di ogni utopia negativa. Fino all'adozione nel linguaggio comune di certi suoi ossimori e certe sue espressioni di grande forza evocativa.\r\nOggi è possibile leggerlo senza le vecchie interpretazioni. E questa edizione a cura di Tommaso Pincio offre una nuova traduzione che in particolare restituisce ai molti neologismi dell'autore il loro senso originario.\r\nLa storia, ben nota, è quella di un uomo qualunque, Winston Smith, tutt'altro che un eroe. Nel suo paese, che non ha conservato neppure il vecchio nome, da molti decenni la rivoluzione ha creato un regime nuovo. Il governo è del partito unico, il potere del dittatore baffuto, e il suo controllo si infiltra nei recessi più intimi della vita privata delle persone; perfino i bambini sono diventati spie e così sono ufficialmente chiamati: Spie; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico; in ogni luogo campeggia il (famosissimo) motto: LA GUERRA È PACE, LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L'IGNORANZA È FORZA. È l'acquisto clandestino di un diario che porta Winston a prendere coscienza e a farsi testimone della triste verità del suo tempo.\r\nProbabilmente la rappresentazione più cupa e pessimista del totalitarismo in generale, così come nasce dall'eterna utopia di forgiare l'Uomo nuovo; e della buia infelicità personale, individuale, che questo invece genera senza scampo. Nelle sue pagine si riconosce, si può dire, il catalogo di ogni possibile situazione totalitaria, comprese quelle che affiorano in regimi politici e sistemi sociali di altro tipo e diversi. È questo profilo che dà al libro un'universalità attuale in ogni tempo, finché ci sarà un potere che per sua natura tende a espandersi. E rende minacciosamente ammonitrici le sue indimenticabili visioni: il Parlanuovo che scarnifica il linguaggio e limita il lessico per impedire al pensiero di espandersi liberamente; la post-storia che toglie oggettività al passato e lo trasforma in narrazione; le notizie false che vengono ripetute e amplificate dal potere della comunicazione sociale fino a diventare vere; la fine della speranza di una felicità futura (sia essa immanente o trascendente) che rende accettabile la morte della libertà.
EUR 14.25
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Il barone. Corso Donati nella Firenze di Dante
Vita e imprese dell'ardito Corso Donati. Un libro di storia che prende come un romanzo d'avventure; un romanzo che guida a conoscere alla pari di un saggio storico. \r\n«Tra i tortuosi e spesso maleodoranti vicoli della Firenze di fine Duecento si muovevano uomini che superavano in fama e influenza loro concittadini oggi certamente più noti come Dante o Giotto. Personaggi in grado di condizionare concretamente la vita comunale, di condurre con coraggio e incoscienza la propria città alla vittoria contro nemici esterni, ma anche di farla precipitare in guerre fratricide. Capaci di colloquiare con papi e imperatori con la stessa facilità con cui discutevano coi propri pari e di suscitare ammirazione anche in rivali coi quali condividevano spesso un solo sentimento, un profondo e sconfinato odio. Talvolta sono gli individui più ambigui a esercitare un fascino irresistibile: cavalieri oscuri, anti-eroi, forze del male. E come spesso accade il male si presenta sotto forme seducenti».\r\nUn libro di storia che prende come un romanzo d'avventure; un romanzo che guida a conoscere alla pari di un saggio storico. Vita e imprese dell'ardito Corso Donati. «Gentile di sangue, bello del corpo, piacevole parlatore, addorno di belli costumi, sottile d'ingegno» ne scrisse il cronista contemporaneo Dino Compagni che pur l'odiava. «Forse il più noto dei fiorentini - osserva l'autrice - prima che sulla scena arrivassero i Medici». Il capo dei Guelfi neri, causa di molti dei guai in cui finì Dante, si erge eroe romantico sul palcoscenico della «Firenze del Due-Trecento: la metropoli più tumultuosa del mondo conosciuto, paragonabile oggi a Londra o a New York» (Alessandro Barbero nell'Introduzione).
EUR 13.30
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Una famiglia straordinaria
Il più importante direttore del «Corriere della Sera», il drammaturgo che ha scritto la Tosca e Madama Butterfly e un'affascinante attrice nipote di Tolstoj. Per la prima volta un romanzo racconta una famiglia unica nella storia italiana.Una cronaca familiare, a volte cullata a volte agitata dal secolo di storia (metà Ottocento, metà Novecento) che le turbina attorno; il romanzo di tre dinastie destinate a unirsi: i Tolstoj, la figlia e la nipote del genio russo; i Giacosa, la famiglia del più famoso drammaturgo italiano del tempo; gli Albertini, i fratelli che fecero grande il «Corriere della Sera» e osarono dire no a Mussolini.\r\nLa storia inizia in due posti lontani. Jasnaja Poljana la tenuta dove Leone Tolstoj dimorava; Colleretto, nel torinese, qui il piccolo Giuseppe detto «Pin» Giacosa cresce «letteralmente immerso nella campagna». Da questi due angoli di province estreme partono, come cerchi nell'acqua distanti destinati a congiungersi, fatti familiari e stravolgimenti storici, che porteranno a un'unica leggenda. Le traversie dei Tolstoj, di guerre rivoluzioni e esili; e le difficoltà, le delusioni e i primi successi del giovane Giacosa, il drammaturgo librettista della Tosca e di Bohème. Poi il gioco del caso realizza il terzo, più vivificante innesto: è l'avventura, turbolenta, dei due fratelli Albertini, le cui biografie si identificano con il «Corriere della Sera». Soprattutto di Luigi Albertini, il direttore e comproprietario che fece del «Corriere» il quotidiano più letto d'Italia, con i rivoluzionari supplementi, e il più moderno d'Europa; il liberale conservatore costretto a rinunciare al suo giornale per opporsi, unico tra i suoi pari, all'ascesa del fascismo. È lui il dominatore di questo libro, assieme all'altra figura di «Pin» Giacosa stagliata in tutta la sua tenerezza umana. Gli interni delle case si accompagnano alle vicende pubbliche straordinarie e ai grandi personaggi, del teatro, del giornalismo, della politica. Il punto di vista della narrazione è lo stesso, di volta in volta, dei protagonisti. La trama, che segue in quadri separati le storie individuali fino al loro intrecciarsi, sembra idealmente dividersi in due tempi, il prima e il dopo: l'Ottocento languido spira, seguito dalle catastrofi del nuovo secolo. Ma la Storia non dà ombra a quello che veramente è questo romanzo: un grande ritratto dei sentimenti.
EUR 15.20
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Alabama
Il nuovo romanzo di Alessandro Barbero. Uno sguardo nella storia degli Stati Uniti, all'origine di quegli spettri che sono tornati ad agitarsi.«Alessandro Barbero, medievista, accademico, esperto di storia militare e - a quanto lui stesso racconta - gran giocatore di Wargames e giochi di ruolo, è probabilmente l'uomo che negli ultimi decenni ha diffuso cultura e conoscenza nel nostro apparentemente refrattario paese più e meglio di chiunque altro» - Walter Catalano, PULP LIBRIAlcuni anni fa, nei suoi percorsi e studi da storico, Barbero ha incontrato una storia che non poteva essere racchiusa in un saggio. Ed è quella di Alabama, che pur non essendo nato come reazione alla storia recente ne anticipa i motivi profondi, scandagliandone l'oscurità delle viscere. È la vicenda di un eccidio di neri, di «negri», durante la Guerra di Secessione, la prima grande lacerazione nazionale che divide il paese tra chi vuole bandire la schiavitù e chi non ne ha nessuna intenzione. Ed è la storia di bianchi pulciosi e affamati che vanno in guerra per pochi spiccioli e che sentono il diritto naturale di fare dei negri quello che vogliono. Tutto questo diventa il racconto fluviale, trascinante, inarrestabile, dell'unico testimone sopravvissuto, Dick Stanton, soldato dell'esercito del Sud, stanato e pungolato in fin di vita da una giovane studentessa che vuole ricostruire la verità. Verità storica e romanzesca, perché Barbero inventa una voce indimenticabile, comica e inaffidabile, logorroica e irritante, dolente e angosciosa, che trascina il lettore in quegli abissi che ancora una volta si sono riaperti. Il nuovo romanzo di Barbero va davvero a toccare i tratti del carattere americano che sono deflagrati negli eventi dell'ultimo anno e degli ultimi mesi: la questione del suprematismo bianco, il razzismo profondo che innerva persino le istituzioni, la mentalità paranoica, l'orgoglio e la presunzione di farsi giustizia da sé, la violenza che scaturisce dalla povertà, dalla rabbia, da ciò che si vive come ingiusto sulla propria pelle e che si rovescia su chi è ancora più debole.
EUR 14.25
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Il rogo della Repubblica
Venezia 1480. Tre ebrei bruciati in piazza, una giustizia che cede all'intolleranza. Una tragedia destinata a ripetersi in ogni tempo e luogo. Tra storia e invenzione il nuovo avvincente romanzo dall'autore di Non tutti i bastardi sono di Vienna, Premio Campiello 2011.Nel 1480, in un piccolo paese del trevigiano, un bambino sparisce nel nulla. L'archisinagogo Servadio e altri due ebrei vengono accusati di averlo ucciso per impastare col suo sangue le focaccine pasquali. Torturati e condannati a morte per infanticidio rituale, fanno ricorso e il processo si riapre davanti al Senato di Venezia.\r\nBoris da Candia, spia della Repubblica di San Marco, uomo di «inganno e di rapina», avventuriero levantino e violento, ma anche colto umanista, è investito di una missione segreta. Venezia è appena uscita da una guerra contro i turchi e dalla peste. Il malcontento si diffonde. Il francescano Bernardino da Feltre, con le sue prediche infuocate, fomenta nel popolo l'odio contro gli ebrei, perché il suo ordine religioso vuole sostituire i loro banchi dei pegni con quelli del Monte di Pietà. Il doge Giovanni Mocenigo, per motivi economici e di ordine pubblico, emana una bolla che proclama la tolleranza e impone il rispetto degli ebrei, cittadini laboriosi e fedeli alla legge, ma ciò non basta a moderare il livore plebeo istigato dal feroce predicatore.\r\nBoris da Candia, un Corto Maltese arguto e a tratti brutale, che frequenta palazzi e bordelli, nel corso delle sue indagini incrocia una maga, donna dalle grazie misteriose, che gli rivela particolari ignoti a tutti: «Il dettaglio è il crocevia dove il visibile e l'invisibile s'incontrano». Giovanni, un monello di strada, lo aiuta a districarsi. Ma è il dialogo con Servadio quello che lo segna più di ogni altro, perché l'archisinagogo, sapiente e mite, si rivela uomo di tale travolgente spiritualità da far vacillare il miscredente avventuriero, e questo genera in Boris una inaspettata sete di giustizia: «I popoli, non sapendo fare forte il giusto, chiamano giusto il forte». Ma che spazio hanno le ragioni dello spirito nella cieca inerzia della Storia?\r\nLa scrittura musicale di Andrea Molesini scolpisce con maestria l'amara intensità emotiva della vicenda. Boris è un personaggio che scopre di essere, a dispetto del proprio passato, la porta che mette in comunicazione due mondi, la commedia e la tragedia, che si intrecciano e fondono nel sempiterno spettacolo dell'azione, dove da sempre il male pubblico giunge alla casa di ognuno.
EUR 14.25
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Napoleone
A duecento anni dalla morte di Napoleone (il 5 maggio 1821 come ricorda a tutti l'ode del Manzoni) è sempre attuale il «fu vera gloria?» del grande poeta italiano. Questo Napoleone dello storico, specialista di storia bellica, Sergio Valzania si pone la domanda partendo dal punto di vista militare. Napoleone fu all'altezza della situazione nella quale si trovò a vivere, della posizione che seppe raggiungere? Un punto di osservazione iniziale, quello militare, abbastanza naturale nel caso di un personaggio, modello del genio romantico, che si confrontò con i suoi tempi e il suo mondo in un ventennio di guerre quasi ininterrotte. Ma «l'anima del mondo che passa a cavallo» (così lo vide il più grande filosofo dei tempi, Hegel, dopo la vittoria di Jena) appare in queste pagine anche un uomo enigmatico. Partito dal versante militare Valzania racconta la vita di un uomo che fu molte cose insieme. Fusione di moderno e di antico, dispotismo e democrazia, capacità realizzativa e ambizione per l'impossibile, familismo e culto del valore individuale, freddezza ed entusiasmo sentimentale. Le visioni a volo d'uccello dei campi di battaglia, le scelte strategiche, le organizzazioni logistiche e i sistemi di comando, si sommano così agli scenari geopolitici, alle spinte della tradizione e dell'economia, ai nazionalismi nascenti; tutto ruota intono alla persona del protagonista, alle sue motivazioni, ai suoi amori e affetti, alle sue emozioni. Il ritratto di un grande al quale era preclusa la vittoria: condannato alla sconfitta come tutti gli eroi romantici. Il libro è il testo rivisto di un programma radiofonico realizzato da Sergio Valzania come modello per la trasmissione «Alle 8 della sera». Conserva nella scrittura la cordiale scorrevolezza del parlato.
EUR 12.35
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La sconfitta della ragione. Leonardo Sciascia e la giustizia penale
Che cos'è l'amministrazione della giustizia penale per Sciascia? Cos'è un'indagine, una prova, un indizio? Un giudice, un avvocato, un inquirente, un poliziotto, un imputato? Che cos'è una pena? Questo libro è un'analisi compiuta con gli «occhiali del giurista», condotta da professionisti del diritto che hanno una passione per il grande scrittore accompagnata da una totale conoscenza. Essi introducono chi segue il loro percorso ai romanzi e ai racconti, e a tutti gli scritti sparsi, come dentro a un coerente universo giuridico. E questo, grazie - premettono gli autori - a una «scoperta». «Sciascia non è l'algido osservatore del lavoro di poliziotti e giudici», «è un cultore del vero giudiziario», non descrive semplicemente casi gialli, realtà vissuta e archivi sono i due pilastri della sua conoscenza; «egli si affida ben poco alla immaginazione narrativa. Sfoglia dossier polizieschi, fascicoli processuali e carte di archivio». Un'immersione profonda che porta alla radice più interessante della sua idea di diritto (che dà forma al capitolo forse più originale e rivelatore di tutto il saggio). La critica contro il «misticismo giudiziario», quell'idea di giustizia come di cosa esistente separata e superiore agli umani che l'hanno prodotta e la producono, un feticcio e un sacerdozio. Al contrario «chi applica le norme non è un essere inanimato». «Nessuno - dice-va il grande scrittore - si può considerare estraneo e profano rispetto all'amministrazione della giustizia». Gli autori definiscono questo con la formula felice di «Illuminismo ben temperato». Che conduce a una conclusione interpretativa sorprendente: «Ci vuole anche, per rendere vera giustizia, la “scienza del cuore umano”, un supporto che vale quanto la “scienza dei codici”». Così come i viaggiatori stranieri in una terra arcinota a chi vi abita - osserva Gianni Puglisi nella Prefazione -, questo libro coglie aspetti che nessuno aveva visto, della teoria sciasciana di una giustizia.
EUR 19.00
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Le trecce d'oro dei defunti
Durante la festa di matrimonio di Feely, viene ritrovato, affondato nella crema dell'imponente torta nuziale, un dito anulare mozzato. Flavia de Luce - la ragazzina con «il dono del ragionamento deduttivo» e sorella della sposa - grazie alla sua perizia di chimica inizia a indagare. Aiutata dal maggiordomo Dogger, risale alla fonte: il dito proviene dal cadavere della celebre chitarrista spagnola Adriana Castelnuovo, da poco tempo sepolta. Il mistero solletica la ragazzina: chi ha strappato quel dito che fu capace di sognanti melodie? C'è qualcosa di simbolico nella mutilazione? E com'è che è finito nella torta? A complicare le cose, irrompe Anastasia Brocken Prill che incarica Flavia e Dogger di ritrovare delle lettere scomparse. È la corrispondenza del padre di lei, il famoso dottor Brocken, omeopata un tantino stregone. Ma la signora si dimostra reticente e, ben presto, viene trovata morta, probabilmente avvelenata da qualcosa di simile al caffè. Flavia, grazie agli strumenti del suo attrezzatissimo laboratorio, chiarisce che si tratta della fava del Calabar, un chicco esotico, raro e velenosissimo, arrivato in quell'angolo di campagna chissà come.\r\nC'è un filo che forse collega il dito di Madame Castelnuovo, l'assassinio di Anastasia Prill e l'attività silenziosa del dottor Brocken che vive appartato in una lussuosa casa di cura. Nelle sue scorribande Flavia incontra e conversa con decine di personaggi, caratteristici di un tipico villaggio inglese di campagna come Bishop's Lacey. Ma il cuore della sua vita sociale è il vecchio maniero in rovina di Buckshaw: le sorelle Feely (che bada solo all'amore) e Duffy (pozzo di scienza libresca), il saggio Dogger, la cuoca signora Mullet dal linguaggio fiorito, il tollerante ispettore Hewitt.
EUR 14.25
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Il ragazzo che leggeva Maigret
Giulio, detto Maigret perché delle inchieste del commissario è un accanito collezionista, vive nella tenuta dei San Vittore. Il padre è il fattore della proprietà, la madre è un'esperta cuoca. Di fronte a ogni evento, Giulio-Maigret si domanda come si comporterebbe il commissario, rimane sempre vigile e non perde mai il senso di realtà. Un giorno, un po' per l'incertezza dell'alba invernale, un po' per la noia imperante, il piccolo Maigret non riesce più a sottrarsi alla sensazione di un vero mistero. Un uomo ha buttato qualcosa di ingombrante nel canale, proprio in prossimità della chiusa; e quell'uomo è salito sullo stesso pull-man che sta portando Giulio a scuola. Giulio-Maigret dimenticherebbe, ma da quel momento i fatti, le coincidenze lo incalzano: insomma, proprio come accade al vero Maigret, nella banale atmosfera quotidiana ha luogo il delitto e si accende l'intuito. Un Francesco Recami sempre ironico mescola realtà e letteratura e firma un giallo in grado di appassionare lettori giovani e amanti del genere di tutte le età.
EUR 9.50
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L' uomo senza volto. L'improbabile ascesa di Vladimir Putin
Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2012, L'uomo senza volto, qui con una nuova Introduzione di Masha Gessen, è forse il più importante e influente libro su Vladimir Putin, quello che ha aperto la strada alla comprensione di un vero e proprio enigma politico. Masha Gessen nasce in Russia, emigra con la famiglia negli Stati Uniti, torna a Mosca come giornalista e attivista. Negli anni Novanta vive la fine dell'impero sovietico con l'entusiasmo di un'intera generazione che vede aprirsi un'epoca di cambiamento, l'avvento di una politica nuova, la fine della corruzione, la trasformazione dei costumi. E invece la Storia prende un'altra direzione. Gessen si impegna da subito ad analizzare la complessità e l'oscurità degli eventi che accadono nel paese. Tra questi eventi c'è l'emergere di una figura che in modo singolare e improvviso subentra a Boris Eltsin e si accinge a prendere il potere. L'imporsi di Putin sulla scena politica, da agente di basso profilo del KGB a presidente della Russia, da ragazzo di provincia a personaggio pubblico dall'immensa popolarità, è una storia che sfida ogni verosimiglianza. Gessen la vive in prima persona, raccogliendo informazioni, sfidando divieti e reticenze, rintracciando fonti affidabili prima di chiunque altro. A partire da questo scrupoloso lavoro di indagine scrive un resoconto impegnato e implacabile, che contiene e anticipa gli sviluppi di una concezione del potere e del destino russo che hanno portato agli avvenimenti del 2022 e al conflitto bellico nel cuore dell'Europa. Nelle parole e nello sguardo di Masha Gessen l'ascesa di Putin è un elemento centrale e ancora in divenire della storia europea e mondiale. Leggendo questo libro, che possiede «il coraggio di raccontarci con chi esattamente facevamo affari, a chi avevamo appaltato settori strategici della nostra economia», come ha scritto Roberto Saviano, si affronta una realtà che forse ci era sfuggita.
EUR 16.15
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Una notte
È la notte del primo Natale. Gli annunci sono precisi: sta per nascere il bambino che cambierà le sorti di ciascuno. Molti lo attendono, radunati nel folto della campagna, davanti a una stalla dove sempre si è consumata la Passione degli animali. Sono gli ultimi, i poveri, gli emarginati, per la prima volta trascinati nella Storia che sino a quel momento ha registrato solo le vite dei potenti. E molti lo temono: la nascita del bambino promette di spezzare le catene del privilegio e ridicolizzare l'arroganza dei ricchi. Come nell'avanspettacolo si piange e si ride insieme ai protagonisti di un presepe in bilico tra tradizione e fantastico, desiderio di giustizia - sempre frustrato - e il quotidiano calvario di uomini e donne. Padri, madri, bambini, pastori, prostitute, soldati, i poveri di spirito, gli animali e i re magi si animano per raccontare con stupore la loro storia. Sono piccole, straordinarie esistenze sospese tra riscatto e sconfitta, la promessa del regno dei cieli e la crudeltà di sempre. Giosuè Calaciura torna al suo laboratorio delle narrazioni con ironia e poesia, plasmando un sentimento di meraviglia che anima le gioie, gli amori, l'infelicità, l'avventura della vita conservata e trattenuta nelle «figure» eternamente in viaggio nei nostri presepi d'argilla. Una notte è un romanzo libero da ogni vincolo, affilato nella struggente tensione tra la sacralità delle vite e la furia di una fantasia letteraria che rispetta e blandisce, celebra e dissacra.
EUR 15.20