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Scrittori «contro». La rivolta nella letteratura francese tra secondo Ottocento e Novecento
Il tema esaminato in questo saggio è uno dei più interessanti della letteratura contemporanea. Dopo un'introduzione generale che esamina i fattori di cambiamento che hanno determinato un nuovo scenario economico e politico-sociale in Francia e in Europa, il saggio esamina alcuni aspetti significativi (il male di vivere, la tragicità della condizione umana, la noia, la stupidità, le ingiustizie, l'avidità di denaro, i tradimenti ecc.) che motivano i perché della "rivolta" messa in atto da alcuni romanzieri, poeti e intellettuali francesi tra Ottocento e Novecento: da L'autré amont a Baudelaire, da Flaubert a Hugo, da Bloy a Péguy e Bernanos... A questi scrittori "contro" se ne affiancano altri che cercano di attuare la "rivoluzione del reale", ossia gli aderenti al movimento naturalista (i Goncourt, Zola, Huysmans...), che si oppongono alla "falsa letteratura" che li ha preceduti, convinti che l'arte nuova che incarnano debba essere fondata esclusivamente sui "documenti umani". Non meno ricchi di suggestioni sono i capitoli dedicati alla "rivolta cattolica", testimoniata dai suoi scrittori più rappresentativi (come Veuillot, Barbey d'Aurevilly, Villiers de l'Isle-Adam), e alla "ragione in rivolta" (Anatole France, Gide, Camus, Sartre), con cui si completa questo quadro della storia letteraria francese fra secondo Ottocento e Novecento, colta in alcuni suoi tratti caratteristici, ma anche nelle sottili differenze che distinguono e talvolta contrappongono per finalità e pensiero gli stessi scrittori qui presi in considerazione.
EUR 17.10
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La realtà vola più in alto. Dieci interviste sulla pittura
Uno dei maggiori giornalisti culturali del secolo scorso, Georges Charbonnier, incontra dieci pittori del '900 per interrogarli sul tema oggi più importante per le arti, che sembrano aver perso il contatto con il mondo e si sono trasformate in un megaspettacolo dove l'unica cosa che conta è stupire. Quale realtà ha davanti la pittura? Che senso ha il realismo, oltre le dispute ideologiche del secolo scorso? Le risposte degli artisti, tutti grandi nomi della modernità e tutti diversi per stile e poetica, concordano su un punto: se l'arte non ha più un chiaro concetto della realtà, ciò testimonia, per prima cosa, che l'uomo non ha più chiaro in quale mondo vive e vuole vivere. La finzione ha preso il comando e ha disegnato attorno all'uomo un mondo dove l'artificio è lo strumento della grande manipolazione visiva che affascina ma allontana l'arte dalla sua funzione: la ricerca della bellezza e del vero.
EUR 6.00
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Lettere dalla torre ed epigrammi politici
«Fu certamente una questione di principio, quella per cui morì: e tuttavia, ancor oggi, non sappiamo bene quale. Eppure un principio per cui si è disposti a dare la vita non pare che possa restare nel vago, e non lasciarsi dichiarare in tutte lettere: a qual pro sacrificarsi? Ma Moro enunciò quel principio solo da ultimo, al termine della prigionia; e, per di più, in una forma non chiara fino in fondo. Se si aggiunge che si tratta di una considerazione molto sottile, le cui implicazioni, forse, erano presagite più che consapute dallo stesso Moro, non meraviglia che i suoi amici non capissero perché volesse morire... La questione non era (non occorrerebbe ripeterlo, se l'equivoco non si fosse radicato a livello popolare) di esorcizzare il divorzio. Enrico VIII non pensò mai di divorziare. Anzi, la difficoltà nacque, semmai, precisamente dal fatto che, tra gli espedienti con cui sperare di cavarsi d'impiccio, non suppose mai che potesse esserci il divorzio» notava Vittorio Mathieu in un saggio dove, quasi quarant'anni fa, metteva a fuoco bene la questione fondamentale: rimanere fedeli a una verità che esiste e non è un prodotto della storia. «La storia - scrive Mathieu - sarà giudicata dalla verità e non ne sarà il giudice. Difendere questa posizione - e, per difenderla, anzitutto ritrovarla e ripensarla - è di gran lunga il compito più importante dell'uomo del nostro secolo. Se essa cadrà definitivamente, non ci sarà più l'uomo, perché non ci sarà più nessuno dei valori in funzionerei quali l'uomo si definisce. Se continuerà a mescolarsi, per mancanza di riflessione, con una posizione assolutamente incompatibile, l'uomo continuerà a esistere nella condizione di stallo, di disorientamento essenziale, di autolesionismo, di alienazione in cui si trova. Solo se sarà riaffermata l'indipendenza della verità da ogni volontà e da ogni potere, e il diritto della verità di giudicare ogni volontà e ogni potere, l'uomo tornerà ad avere un rapporto, anche se sempre problematico, col valore». Questa è la lezione insuperata e attualissima di Moro e del suo martirio, che emerge nelle lettere e negli epigrammi.
EUR 7.00
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Conversazioni con James Joyce
È dal fondo dei primi anni Venti che riemerge l'immagine di Parigi in cui s'imbatte, per prima cosa, il lettore di questo libro di Arthur Power - scrive Riccardo Campi nell'Introduzione -. Nulla vi manca: l'incontro con la metropoli del giovane straniero (irlandese) con aspirazioni artistiche che vi giunge solo e sconosciuto; la sua progressiva scoperta dei diversi quartieri della città - a piedi, beninteso, «perché Parigi è troppo interessante per essere visitata in auto o in metropolitana»; Montmartre, ormai disertata dagli artisti... il nuovo quartiere degli artisti, Montparnasse, dove il giovane stringe amicizia (al caffè, naturalmente) con lo scultore Ossip Zadkine; l'ombra di Amedeo Modigliani, che la miseria sta ormai uccidendo. Non mancano neppure spogli studi di artisti, con vaste vetrate che danno su umidi giardini o, alternativamente, raggiungibili inerpicandosi su ripide scale (Parigi senza vecchie mansarde con vista sui tetti sarebbe come Roma senza Colosseo)... È la Parigi degli ambienti cosmopoliti che il lettore che conosce il VII capitolo dell'Autobiography of Alice B. Toklas si attenderebbe di ritrovare anche nelle pagine di Power - e che puntualmente ritrova... Questa cartolina seppiata della Parigi della Lost Generation è lo sfondo su cui, nelle pagine di Arthur Power, si staglia, isolata, estranea, la figura di James Joyce: «Sembrava che gli splendori e le attrazioni della vita francese attorno a lui gli fossero indifferenti e nutrissero il suo talento solo nella misura in cui egli apprezzava la propria libertà intellettuale e la propria 'convenienza'. Tutto quel che gli veniva da dire su Parigi, quando qualcuno gli chiedeva il suo parere in proposito, era: 'È una città molto conveniente', anche se io non sono mai riuscito a scoprire cosa volesse dire con questa espressione». Se non è dato sapere con certezza come si debbano interpretare queste parole di Joyce, si potrà almeno dire che Parigi fu per certo, come scrisse Borges, una di quelle «città dell'esilio / che fu per te l'odiato / ed eletto strumento, / l'arma della tua arte» - per questo, forse, Parigi appariva a Joyce «molto conveniente»: fu proprio a Parigi, infatti, che, nei mesi che seguirono l'incontro con Power, venne portato a termine e pubblicato l'Ulisse.
EUR 6.40
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Una giornata con Charlie Chaplin
Guardando Charlot muoversi nel mondo, e guardando il mondo attraverso lo sguardo di Charlot, scoppiamo a ridere, oggi come ieri, sorpresi forse dalla perfezione comica che questo cinema ancora oggi sa incarnare. Il riso, e lo stesso vale per il genere comico, è un oggetto osservato con una certa diffidenza all'interno della nostra storia culturale, spesso relegato ai margini della cultura autentica, se non apertamente biasimato e condannato. Platone, gli Stoici, i Padri della Chiesa sono unanimi nell'indicare nel riso, soprattutto se smodato, ma non solo, un comportamento che deve essere evitato da coloro che assolvono il compito di guidare e indirizzare, anche nello stile di vita, le comunità. E invece, ridere, scoppiare a ridere, morire dal ridere è un gesto che rinnova il nostro sguardo sulle cose, la nostra capacità di pensare il mondo e noi stessi. «Il riso è una sospensione, lascia in sospeso colui che ride. [...] Non afferma niente, non tranquillizza niente». A essere sospesa, seguendo l'indicazione di Bataille, è la nostra altrimenti immediata adesione alla macchina del mondo, alla sua apparenza di stabilità e fondamento, di solidità. Sospesa è la cieca confidenza nella stabilità, rassicurante e opprimente, dell'io. Le giravolte e le cadute di Charlot, le incongruenze che si spalancano di fronte al suo sguardo, lungo il suo buffo peregrinare nel mondo ci fanno ridere, forse, perché ci svelano che la trama del reale non è mai riducibile definitivamente alle concatenazioni di nessi logici e causali, di volta in volta differenti, in cui pensiamo di averla definitivamente intrappolata - così come l'io non è mai condannato a una definitiva, sterile, ossessiva ripetizione di sé. Morendo dal ridere, lasciamo morire ogni identità costrittiva, statica, dell'io e delle cose, e torniamo per un istante ad aprirci alla possibilità di pensare diversamente il mondo, di diventare altro da quello che siamo. L'epifania del fondo instabile delle cose e di noi stessi, la rivelazione dolorosa della fragilità, della infondatezza delle nostre aspettative e certezze, grazie al riso, può sottrarsi al rischio di tradursi in mero rancore e risentimento; si fa invece liberazione, apertura, premessa alla costruzione di pensare e agire inediti. (Roberto Peverelli)
EUR 8.00
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La ghigliottina. Riflessioni sulla pena di morte
È del 1766 il discorso dell'avvocato generale al Parlamento di Grenoble, Servan: «Drizzate le forche, accendete i roghi, portate il colpevole nelle pubbliche piazze, chiamatevi il popolo a gran voce: voi l'intenderete allora applaudire alla proclamazione dei vostri giudizi, come a quella della pace e della libertà: voi lo vedrete accorrere a questi terribili spettacoli come al trionfo della legge». Alla perorazione dell'avvocato, ripresa in seguito nei fatti e nel tono dal Terrore rivoluzionario, Albert Camus contrappone l'appello all'Europa: «Senza la pena di morte Gabriel Péri e Brasillach sarebbero forse ancora tra noi, e noi potremmo emettere senza vergogna un giudizio su di loro, secondo la nostra opinione, mentre invece sono essi che ora ci giudicano, e noi dobbiamo tacere». Sì, per il grande scrittore francese i condannati a morte ci giudicano, loro che già sono stati giudicati da una giustizia che si vuole definitiva e risarcitoria, senza comprendere che la simmetria degli omicidi annulla la possibilità stessa del risarcimento e della necessaria prevenzione dei delitti. La pena di morte non scoraggia gli assassini, si limita a moltiplicarli. A tal punto che «non è più la società umana e spontanea che esercita il suo diritto alla repressione, ma l'ideologia che, regnando, esige i suoi sacrifici umani». Un testo, quello di Camus, la cui attualità è vivissima, oggi che l'erogazione della morte per mano del boia è del tutto scomparsa in Europa ma rimane ancora nella piena disponibilità di Stati e comunità nei quali l'irriducibilità della vita umana sembra perdere il valore che aveva acquistato subito dopo l'immensa carneficina delle guerre mondiali.
EUR 12.35
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Il ritorno di Monsieur Hulot. Due conversazioni e altri saggi
«Quello che ho cercato di fare dall'inizio - da "Jour de fète" e dal primo cortometraggio che avevo realizzato con René Clément - è di rendere il personaggio comico più veritiero. C'è stata, è vero, una scuola del film comico dove il personaggio arrivava con un cartellino dicendo: "Vedrete, io sono il buffone della serata, posso fare un sacco di cose, so fare il giocoliere, so ballare, sono un attore, sono un bravo mimo, so raccontare delle storielle". Era la vecchia scuola del circo, o del music-hall, che è poi la stessa cosa. Da parte mia ho cercato di dimostrare che, in fondo, tutti sono divertenti. Non è necessario essere un comico per far ridere. Ho visto un giorno, per esempio, un signore molto serio che doveva recarsi a un consiglio di amministrazione - e aveva il cappello adatto a questo genere di dimostrazione; avendo chiuso la portiera dell'auto con la chiave - sapete che c'è una sola serratura - si era ricordato di non aver chiuso quella opposta. Aveva pertanto fatto il giro per andare a chiuderla dall'esterno. Ma così facendo la cravatta gli era rimasta impigliata nella portiera. Si ritrovava così con una portiera chiusa e le chiavi in mano, ma non poteva raggiungerla. Evidentemente poteva cavarsela sciogliendo la cravatta, ma la mattina quando se l'era messa non aveva certo pensato di doverla togliere. Non è necessario essere un grande comico per trovarsi in una situazione comica. [...] Vorrei riuscire a fare un film, non lo nascondo, senza il personaggio di Hulot, solo con persone che vedo, che osservo, che incontro per la strada e dimostrare che, nonostante tutto, nella settimana o nel mese può sempre capitare loro qualcosa, e che l'effetto comico appartiene a tutti». (Jacques Tati)
EUR 14.25
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Il grande inquisitore. Léon Bloy
Léon Bloy (1846-1917) è stato uno scrittore fuori dal coro, che ha sfidato il suo tempo a colpi di veementi polemiche e non meno violenti insulti. Crociato contro una letteratura e un mondo giudicati pagani e insieme intransigente paladino di un cristianesimo vissuto all'insegna del dolore e della povertà, Bloy è stato per tutta la vita lo scrittore delle grandi battaglie. Ma la sua assolutezza d'intenti e di modi, così come la sua visione religiosa e mistica, non hanno offuscato il valore letterario e stilistico di molte sue opere, che lo rivelano scrittore di indubbia potenza e originalità. Questo saggio, nell'analizzare puntualmente la figura di Bloy in tutti i suoi aspetti, accompagna alla propria analisi la critica e le testimonianze di ieri e di oggi, presentando un ritratto completo. Una particolare attenzione è dedicata alle qualità artistiche del narratore, ben documentate per gli studiosi dal lessico posto in appendice al volume: un contributo fondamentale per penetrare in profondità il suo stile ruvido e arcaico, ma raffinato come un gioiello medievale.
EUR 17.58
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La lettura, un vizio impunito e altri scritti sulla traduzione
«Come il lettore imbevuto di citazioni altrui - scrive Riccardo Campi nella Prefazione presentando alcuni illuminanti saggi di Valéry Larbaud -, il traduttore parla con la voce di un altro; e le sue parole gli appartengono e, per così dire, sono autentiche in virtù di un plagio, discreto, riconosciuto, legalizzato. Egli traduce "senza secondi fini", e ambisce alla irresponsabile condizione di lettore, il quale non ha che da cercare le parole che gli urge dire tra quelle messe a sua disposizione in quel gran bazar del già-detto che è la letteratura, con la convinzione - non infondata - di poterle trovare. In questa ricerca consiste il "piacere moroso e solitario della lettura", di cui parla Larbaud. Aspirazione di entrambi è sottrarsi alla falsa alternativa tra sincerità e malafede. Traduttore e lettore conoscono bene la natura mistificatoria della letteratura, e l'accettano come tale, con divertito scetticismo e disillusa fiducia: l'io cartaceo dell'autore diventa allora una maschera puramente letteraria, che può essere presa a prestito e indossata da chiunque, permettendogli di dire la verità, ogni verità, forse la sua propria, senza dover fornire attestati di buonafede o referti medici sulle reali condizioni delle proprie ferite... Per questo la lettura, in misura assai maggiore della traduzione che ne è la forma disciplinata e rispettosa, è un prendere le distanze da sé stessi, dall'impudicizia del proprio egotismo, senza doversi necessariamente spingere all'eccesso di spregiare l'io come qualcosa di odioso; poiché, in questa distanza, da questa distanza, la lettura, come pure la traduzione, si offre come un ritrovarsi, un riconciliarsi con i propri demoni e tormenti».
EUR 14.25
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Revenants (a volte ritornano). Racconti d'incubi e fantasmi
«Nella loro reazione al positivismo imperante e al perbenismo borghese, gli autori qui raccolti (da Jean Lorrain a L'Isle-Adam, a un Remy de Gourmont sotto pseudonimo e in chiaro) insistono particolarmente sul lato erotico dell'incontro con l'Altro. L'incubo (maschile) è quello che ti si siede sopra, il succubo (femminile) quello che ti sta sotto: a buon intenditor poche parole. Non c'è misterioso incubo o inquietante fantasma che non sia di bellezza irresistibile, con tutti i tratti del topos decadente o preraffaellita (esilità, pallore, capelli neri o rossi, labbra rosse) o, in alternativa, capace di donare gioie carnali ineffabili, come il demone Péhor - che altro non è che l'incarnazione della mania sessuale dell'infelice protagonista del racconto, di estrazione contadina, senza salotti in cui cercare prede né oppio in cui affogare i suoi turbamenti... Frutti di una mente che gira su se stessa, nell'incapacità di relazionarsi con il resto del mondo, anche i demoni e fantasmi dei simbolisti ci parlano del disagio psichico molto più di quanto ci parlino di arte, sesso, arredamento d'interni o stili poetico-musicali. E a volte ritornano: i vampiri sono tornati di moda da qualche decennio; oggi, in particolare, in tutto un filone di racconti per ragazzi e giovani adulti che nuovamente gioca sul filo sottile tra mistero ed eros, in una società che sembrava non avere più tabù e invece si scopre insospettabilmente vittoriana.» (Luana Salvarani)
EUR 11.40
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La resa dei conti
«La gente va avanti con la propria vita e la poesia tiene il passo: tutto lì. Niente di ciò che succede alla nostra specie è fuori dalla portata della poesia, e la poesia giustifica la propria esistenza con il suo trovarsi lì, ad ogni angolo della vita di ciascuno». Così scrive Roger McGough in uno dei suoi rari interventi critici, e così ha sempre fatto la sua poesia. È stata presente in ogni angolo della vita dell'autore, e ne ha raccontato ogni stagione: dall'adolescenza nella Liverpool distrutta dalla seconda guerra mondiale, alla vibrante giovinezza degli anni 60 del Mersey Sound e della Swinging London, alle crisi di mezza età, alla piena maturità e alla vecchiaia. E come solo la buona poesia sa fare, pur parlando di un io, parla di ciascuno di noi. La poesia stessa e alcuni dei suoi protagonisti sono al centro di numerose composizioni qui proposte, così come lo sono gli eventi nei quali ci sentiamo soffocare ogni giorno, da una orwelliana e distopica Banca delle Parole alla solitudine della pandemia. Sono temi che ci riguardano e che McGough tratta con la sua peculiare arguzia e leggera profondità. Marche stilistiche che segnano anche il modo in cui affronta il tema qui più ricorrente: l'invecchiamento. La vecchiaia non è una malattia. È una stagione come le altre, né più né meno complicata, irrequieta e strana dell'adolescenza. La Awkward Age di McGough non è certo rose e fiori, ma non è ingrata: è una stagione ancora produttiva e fantastica, piena anche di apparizioni che vengono dal passato, come ricordi a volte deformati, a volte gioiosi, a volte malinconici, ma raramente nostalgici, raccontati con lo spirito giocondo, ironico e "grato di esserci" di uno dei più amati funamboli inglesi della parola.
EUR 17.58
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Scene della vita futura. Diario di un viaggio in America
«Noi, civiltà, ora sappiamo che siamo mortali». È il 1 agosto 1919: con questo famoso incipit della prima lettera del saggio filosofico "La Crise de l'esprit", Paul Valéry riassume e testimonia l'inquietudine e, soprattutto, la crisi di un'epoca. La crisi della civiltà europea. Negli stessi anni, tra il 1918 e il 1922, in una Germania colpita da profondi rivolgimenti sociali e politici, Oswald Spengler pubblica i due volumi della sua celebre opera, il "Tramonto dell'Occidente". È il periodo in cui vecchi imperi tramontano, nuove costruzioni politiche si affermano e fragili democrazie nascono. La civiltà occidentale, «una fase della storia universale», è ormai giunta al suo apogeo. E anche al suo declino: per essa si avvicina l'ora della morte. Tale declino viene dalla distanza degli uomini dalle forze della vita, della «natura viva»... All'indomani della Prima guerra mondiale, si solleva nel mondo intellettuale un'ondata di critiche all'insopportabile modernismo e all'arrogante opulenza della "civiltà delle macchine", e si inizia a temere che l'America, grazie alle sue inesauribili risorse materiali, presto o tardi avrebbe dettato legge nel Vecchio Continente. Di questo pensiero, Georges Duhamel è, in Francia, il portaparola. Lo testimonia, dopo il suo viaggio negli Stati Uniti del 1929, questo libro che esce nel 1930 e innesca su "Le Figaro" un «processo aperto alla civiltà americana». Duhamel è ossessionato da una domanda: si può resistere a questa "civiltà delle macchine"? Dovrà essere una resistenza di tipo "umanista"? Domande da cui dipende, oggi più di ieri, il tipo di "vita futura" che vogliamo.
EUR 17.10
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Garibaldi
Giuseppe Garibaldi (1807-1882) non è solo un pilastro del Risorgimento: è un mito planetario. Nella pur ricchissi galleria di personaggi dell'Italia dell'Ottocento, nessuno come lui è stato capace di incarnare l'idea di libertà. Guerrillero, soldato, generale, combattente sempre: con i fatti, le parole, i pensieri. Questa innovativa biografia ne ripercorre la vita, le battaglie, le vittorie e le sconfitte, l'esistenza pubblica e privata. Dal Rio Grande do Sul alla Repubblica romana, dai Cacciatori delle Alpi ai Mille, da Bezzecca a Mentana: tutte le tappe della nascita di una leggenda.
EUR 8.46
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Mazzini
Giuseppe Mazzini (1805-1872) è stato l'anima repubblicana del Risorgimento, ma anche uno dei più influenti pensatori politici dell'Ottocento europeo. Le sue idee si sono propagate ovunque. Instancabile comunicatore, ostinato combattente per l'unità d'Italia e il governo del popolo. Ma anche uomo capace di superare dubbi, insuccessi, tragedie pubbliche e private. Sempre con rigore e coerenza inflessibili. Vita, passioni e pensiero del più romantico fra i protagonisti del Risorgimento.
EUR 3.56
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Itinerari escursionistici nelle Alpi Pennine e Lepontine
25 itinerari escursionistici sui sentieri più affascinanti delle Alpi Pennine e Lepontine, dal Monte Bianco al lago Maggiore. Laghi, cime, rifugi, parchi, fortificazioni. L'emozione dei "quattromila" alla portata di tutti, dal Bianco al Rosa. Gli angoli più nascosti e i percorsi più classici. Descrizione dei percorsi, schede tecniche, cartine, approfondimenti storici, culturali, scientifici. Un ricco apparato iconografico realizzato ad hoc. Un modo nuovo per scoprire le Alpi occidentali.
EUR 8.46
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L' albero della libertà. Le repubbliche giacobine in Italia. 1796-99
Nei lontani giorni del 1796, mentre i soldati di Napoleone Bonaparte, con straordinarie vittorie, respingevano gli eserciti austriaci, nelle piazze di molte città e paesi italiani si vedevano piantare alberi, tra le cui fronde si intrecciavano ghirlande di tre colori: verde, bianco e rosso. Erano gli "alberi della libertà", intorno a cui ballavano e cantavano i cittadini per festeggiare la caduta dei governi assoluti dell'ancien regime e la fuga degli antichi sovrani. Una bandiera tricolore, discorsi infiammati, dibattiti, assemblee, movimenti e giornali politici, tutte cose che soltanto poco prima sarebbero costate la prigione o la forca, facevano da contorno a un mondo nuovo perché le radici di quegli alberi erano anche le radici di una società democratica, che, sia pur fragile, incerta e incompleta, inventata quasi, stava nascendo. Mentre a Parigi i frutti di una rivoluzione nata dieci anni prima cominciavano ad avvizzire, in Italia si fondavano le repubbliche giacobine - cispadana, cisalpina, ligure, romana, napoletana - odiate e combattute da tutti gli altri stati europei, dal papa e dai sovrani spodestati. Sommerse da nemici così potenti, alcune sopravvissero pochi anni, altre solo pochi mesi e tutte furono soffocate nel sangue di centinaia di uomini e donne ricchi di idealità, di coraggio e forse di illusioni, i giacobini italiani.
EUR 22.80
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Liguria. Vini di mare e di terra
In Liguria si fa vino da sempre, e spesso è grande vino. Dalla Costa Azzurra alla Toscana, nonostante un territorio esiguo e quasi ovunque impervio, stretto fra mare e montagna, va in scena una viticoltura diversa, spettacolare, estrema. Vermentino, Pigato, Bosco, Albarola, Bianchetta, Rossese, Ormeasco, Granacela...: da queste uve antiche nascono vini dall'inconfondibile Dna ligure, che sanno di mare e di terra. Unici: impossibile omologarli. Il territorio, la storia, le denominazioni, i vitigni. Le tradizioni e le tecniche di produzione. Una selezione dei migliori produttori, dai miti consolidati agli emergenti. Centinaia di vini segnalati e spiegati. Il servizio del vino. Le ricette di alcuni fra i maggiori chef e l'abbinamento con i vini del territorio. I consigli per crearsi una cantina. Un glossario per spiegare le parole del vino. Per imparare a bere ligure. Parola di sommelier.
EUR 6.56
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Alla scoperta del Canavese. 12 itinerari tra storia, arte, natura ed enogastronomia
12 itinerari tematici alla scoperta del Canavese. Castelli, pievi, abbazie, antiche miniere. Laghi e morene di antichi ghiacciai. Una piccola grande capitale: Ivrea. Storia, arte, eccellenze enogastronomiche. Prodotti tipici, locali storici, sagre. Immagini, cartine, approfondimenti. Tutto quello che bisogna sapere sul Canavese. Un territorio da esplorare, a due passi da Torino. Una corona di laghi, riserve naturali e la più grande morena d'Europa; un fiorire di castelli, antiche abbazie e capolavori affrescati sulle pareti di pievi e cappelle diffuse tra la pianura e le prime pendici montane; un patrimonio enogastronomico tradizionale di straordinario valore; le tracce di una storia protoindustriale d'incredibile ricchezza (dalle miniere preromane della Bessa a quelle di Traversella e Brosso, dalle stufe di Castellamonte fino all'Olivetti); e ancora Ivrea, una città al centro della storia dai tempi di Arduino a oggi. Tutto questo e anche molto di più è il Canavese. In questo volume, 12 itinerari da fare in automobile o in bicicletta. Schede tecniche, cartine, indicazioni stradali, periodo consigliato, segnalazione di locali e strutture dove mangiare, pernottare, acquistare prodotti tipici.
EUR 9.40
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Sci di fondo sulle Alpi occidentali. Nevi, borghi e antiche leggende tra Piemonte e Valle d'Aosta
30 itinerari imperdibili per chi pratica lo sci di fondo. Dalle Alpi Marittime alle Cozie, dalla Val d'Aosta all'Ossola. Le piste più note e i percorsi meno conosciuti, tutti in luoghi di straordinario valore paesaggistico e ambientale. Schede tecniche, lunghezza, difficoltà dei percorsi. Immagini, cartine, riferimenti per ottenere informazioni sull'innevamento. E in più, per ogni itinerario, approfondimenti storici, naturalistici e culturali sui borghi più suggestivi delle Alpi Occidentali e una raccolta di antiche leggende popolate da masche e folletti, lupi e camosci bianchi, testimoni dell'interminabile lotta tra uomo e ambiente naturale.
EUR 3.96
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Weekend tra mare e ghiacciai. Alla scoperta di Liguria e Valle d'Aosta
Molto più di un volume di itinerari: un vero e proprio manuale per concedersi week-end alternativi alla scoperta di alcune tra le più suggestive località della Val d'Aosta e della Liguria. Dal Monte Rosa ad Aosta, da Cogne a Courmayeur: le montagne più alte d'Europa, la civiltà cortese dei castelli, una natura straordinaria. E poi la Liguria, il suo mare, l'entroterra: da Dolceacqua a Noli, dalle fortezze di Savona alle meraviglie del Tigullio. Borghi storici, riserve naturali, arte, cultura. Per ogni week-end, una scheda tecnica, tutte le informazioni utili (indicazioni stradali, luoghi dove dormire, mangiare, acquistare), un ricco apparato iconografico inedito. Per viaggiare non è necessario andare lontano. Al massimo due ore di auto da Torino o Milano. Basta partire. Buon week-end.
EUR 3.96